All’interno di un ospedale Covid di Baghdad (Iraq) si è registrata una catastrofica esplosione: il bilancio parlerebbe almeno per adesso di quasi 30 morti ed oltre 45 feriti.
Una bombola d’ossigeno esplosa, questa la causa della strage registratasi in un ospedale Covid di Baghdad. L’incendio è divampato all’interno del reparto di terapia intensiva, dove appunto si trovavano pazienti positivi che manifestavano una forma grave del virus. Molti di loro, infatti, sarebbero morti perché staccati dai ventilatori: non sarebbero più stati in grado di respirare. Altri sarebbero deceduti a seguito delle esalazioni di monossido di carbonio.
Duro l’intervento del Governo, il quale ha chiesto che le indagini procedano speditamente e che i responsabili della strage vengano assicurati alla giustizia.
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Il bilancio attuale parla di 27 morti e 46 feriti, questo il tragico bollettino relativo all’esplosione registratasi in un ospedale Covid di Baghdad. Ad innescare l’incendio una bombola d’ossigeno allocata all’interno del reparto di terapia intensiva. Aggiornamenti dell’ultim’ora, però, riferiscono che le vittime potrebbero essere molte di più.
Secondo alcune testimonianze raccolte da emittenti locali e dalla BBC, alcuni dei ricoverati all’interno del nosocomio iracheno in fiamme sono stati trasportati in altre strutture. Le immagini della tragedia hanno iniziato a circolare sul web. Immortalano i soccorritori intenti a prestare aiuto, l’ospedale in fiamme ed i pazienti in strada. Sono immagini dure che mostrano i tentativi disperati di estrarre dalle macerie cadaveri e sopravvissuti. Video crudi, in cui si vedono fuoco e fiamme inghiottire l’intero nosocomio ed in cui si sentono urla strazianti.
Per le autorità locali, che adesso indagano sull’accaduto, pare che l’incendio si sia ampiamente diffuso a causa di alcune carenze del sistema di prevenzione incendi ed anche perché i materiali impiegati per la costruzione dei controsoffitti erano altamente infiammabili.
Alcuni medici avrebbero riferito che le fiamme, in pochi istanti, avrebbero investito due piani e che all’interno dell’ospedale vi erano parenti di alcuni ricoverati. A rendere ancor più drammatico l’episodio, il fatto che alcuni dei ricoverati estratti vivi, sarebbero successivamente morti perché staccati dai ventilatori polmonari cui erano attaccati. Altri, invece, a causa delle esalazioni da monossido di carbonio.
Kadhim Bohan, vertice della protezione civile, ha reso noto che delle 120 persone presenti nell’ospedale sono state 90 quelle tratte in salvo. Il Governo, ora, vuole vederci chiaro sull’accaduto. Il premier Mustafa al Kadhimi ha richiesto che indagini approfondite vengano svolte sull’episodio, al fine di far chiarezza su tutte le responsabilità. Dure le sue parole: “Una tragedia di questa portata – riporta la BBC- dimostra negligenza. Per tale ragione ho voluto che venisse attivata immediatamente un’indagine e che il capo dell’ospedale insieme agli addetti alla sicurezza ed alla manutenzione venissero arrestati, insieme a tutti coloro i quali potrebbero aver avuto un ruolo nella vicenda. Rimarranno detenuti fino a quando verrà fatta definitivamente chiarezza“.
Dello stesso avviso il governatore di Baghdad, Mohammed Jaber. Quest’ultimo, facendo da eco alle parole del Premier ha assicurato che l’indagine sull’ospedale procederà spedita e farà tutto ciò che è in suo possesso per assicurare alla giustizia i responsabili.
Purtroppo alla base dell’incendio, se materialmente vi è l’esplosione di una bombola d’ossigeno, di certo non può che non parlarsi di negligenza operato da chi avrebbe dovuto vigilare sulla struttura.
L’Iraq, Paese già in preda a guerre e disordini sociali, a causa della pandemia da Covid-19 ha subito il colpo di grazia. Le sue strutture sanitarie, al collasso, hanno mostrato il volto di una Nazione da anni in preda a corruzione ed abbandono.
La nazione mediorientale continua a registrare un numero di casi considerevole, basti pensare che dall’inizio dell’emergenza ad oggi il totale di positivi ha superato il milione. Si parla, secondo fonti governative, di un totale di 1.025.288 casi e di 15.217 decessi dall’inizio della pandemia.
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Purtroppo la campagna vaccinale procede a rilento. È, infatti, partita solo lo scorso mese quando il Paese ha ricevuto le sue prime 650mila dosi. L’Iraq continua, dunque, ad essere ostaggio del virus.
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