Accuse pesantissime da parte di Piera Maggio, ospite di Domenica In. La mamma di Denise Pipitone rivela: “Sappiamo chi non dice la verità”
Il caso di Denise Pipitone è tornato sotto i riflettori per via dell’appello televisivo di Olesya Rostova, una ragazza russa in cerca di sua madre. Si è sperato che potesse essere la bambina scomparsa nel 2004 a Mazzara del Vallo. Però ancora una volta le aspettative di Piera Maggio di ritrovare la figlia sono naufragate. Il gruppo sanguino della ragazza russa non corrispondeva.
Oggi Piera, ospite di Domenica In, ripercorre con Mara Venier tutte le fasi delle indagini sulla sparizione della bambina. A distanza di 17 anni sono troppe le cose poche chiare, e la donna usa parole durissime: “Chi possa parlare in forma anonima faccia un passo in più”. Poi le accuse: “Sappiamo chi sono queste persone, chi non ha detto la verità. Due procuratori stanno indagando”.
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Piera Maggio a Domenica In: “Sappiamo chi non dice la verità”
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Secondo Piera qualcuno in paese ha provato più volte a deviare le indagini: “I depistaggi volontari non possono essere compresi, non si può comportare così davanti al rapimento di una bambina“. La conduttrice poi le chiede a cosa si riferisca, ma la donna afferma lapidaria: “Non è il momento oggi per poterne parlare“.
Piera racconta poi di aver subito stalking dalla famiglia del marito, Pietro Pulizzi. In particolare da parte della figlia Jessica Pulizzi, e dall’ex moglie Anna Corona. La sorellastra di Denise era anche stata indagata per la scomparsa della bambina, ma fu assolta nel 2013. Piera rivela di essere stata per anni al centro delle attenzioni “morbose” delle due, che la incolpavano della fine del matrimonio fra Anna e Pietro.
In studio è presente anche l’avvocato Giacomo Frazzitta, che da anni segue il caso di Denise. Anche lui come Piera è deciso ad andare avanti per far luce sulle sorti della bambina (ormai donna) scomparsa. “Un procuratore, un ex procuratore e un comandante dei carabinieri hanno raccontato fatti importanti, non si può stare fermi”, ha spiegato il legale.
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E Piera racconta cosa vuol dire vivere col pensiero costante di quella bambina rapita e finita chissà dove. “Si sopravvive, ma non è vita. Certo c’è la quotidianità, il lavoro, gli altri figli… Ma in questi 17 anni abbiamo vissuto primariamente alla ricerca della verità e della giustizia. Non abbiamo mai smesso di sperare di riabbracciarla“.