Massimo Bossetti scrive una lettera dal carcere. Un appello del muratore che invoca la sua innocenza ma crede nella giustizia
Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, rimane in carcere. Il muratore di Mapello è in attesa di una nuova udienza sulla quale lui e la sua difesa puntano tutto. Il 19 maggio la Corte d’Assise di Bergamo deciderà se dare la possibilità o meno alla difesa del muratore di analizzare nuovamente molti reperti che nel primo ciclo dell’indagine sono stati fondamentali per individuare l’uomo che ha ucciso la giovane, colui che è stato identificato come Ignoto 1. Nei reperti, quasi un centinaio, anche alcuni campioni di Dna rinvenuti sugli abiti della vittima.
Importante è lo stato di conservazione di questi reperti. Un interrogativo che affligge il muratore identificato come Ignoto 1 e per ora unico imputato per l’omicidio di Yara. Se questi reperti non sono stati conservati correttamente molte tracce potrebbero essersi perse e questo interrogativo pesa su Bossetti come un macigno.
In attesa di questi riscontri il muratore ha scritto una lettera, dal carcere, a Giovanni Terzi pubblicata su Libero. Nelle sue parole traspare ancora la fiducia nella giustizia anche se fino ad ora non le è stata benevola ma anche la tristezza per la vita che ha perso, la lontananza dai suoi figli e soprattutto il dolore per la giovane Yara.
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“Sono fiducioso – dice Bassetti nella sua lettera inviata a Giovanni Terzi – in questa udienza che mi darà la certezza di una svolta decisiva a questo caso. Credo nella giustizia, anche se fino adesso non mi ha dato la possibilità di dimostrare la mia innocenza ed è un bene che ora me ne dia atto”.
Il riferimento è ai reperti che la sua difesa chiede di analizzare perché come dice il muratore, “solo attraverso l’esame di questi potrà essere evidenziato il clamoroso errore giudiziario”. Bossetti si continua a professare innocente e spiega che non si stancherà di dirlo e di lottare per dimostrarlo. Poi lancia il suo appello: “Vi dico con tutta la mia forza che Yara non ha ancora avuto giustizia”.
Bossetti è un uomo consapevole che tutto gli è stato sottratto, in primis l’affetto dei suoi cari e dei suoi figli, tuona ancora nella lettera. Loro che in questi anni stanno crescendo senza avere al loro fianco la figura paterna.
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Sono lontani, spiega Bossetti, ma nello stesso tempo vicini grazie “alla forza del pensiero”. I figli per il muratore sono quanto di più caro lui possegga al mondo e proprio per questo, spiega e conclude, non smetterà di lottare per dimostrare la sua innocenza.
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