Tatiana ed Elena Ceoban, madre e figlia, scomparvero nel maggio del 2009: i loro corpi non vennero mai ritrovati, ma per il loro omicidio è stato condannato il compagno della donna.
Si scrive in un caldo pomeriggio del 2009, una delle pagine di cronaca più tristi del nostro Paese. Era il 30 maggio quando Tatiana Ceoban, 36 anni, ed Elena, 13 anni, svanirono nel nulla da Viterbo. Madre e figlia scomparvero da Gradoli (Viterbo). Un giallo che portò all’accusa di omicidio il convivente della donna, Paolo Esposito, poi condannato in via definitiva all’ergastolo.
Ma quale sarebbe stato il movente? Per gli inquirenti l’uomo da tempo aveva intrecciato una relazione con Ala, sorella di Tatiana. Anche quest’ultima venne condannata in via definitiva ad otto anni di reclusione per occultamento di cadavere. Eppure i corpi non vennero mai rinvenuto, cosa ne sia stato ancora oggi rimane un mistero.
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Tatiana ed Elena, madre e figlia scomparse da Gradoli il 30 maggio del 2009
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Scomparvero da Gradoli, Tatiana ed Elena Ceoban, un piccolo comune in provincia di Viterbo già noto alla cronaca per fatti avvenuti molto tempo prima. Il riferimento va ad Aldo Moro, il quale si pensa possa aver trascorso un periodo della sua prigionia durato oltre 50 giorni proprio nel paese.
La coppia di madre e figlia, viveva in una viletta del posto insieme a Paolo Esposito, compagno di Tatiana da cui aveva avuto, peraltro, una figlia di nome Erica, all’epoca della scomparsa di soli sei anni. Proprio sull’uomo si dirottarono tutte le attenzioni degli inquirenti, tanto che in via definitiva venne condannato all’ergastolo per duplice omicidio. Già, perché per gli investigatori ed i giudici Esposito ha ucciso madre e figlia, seppur i cadaveri non vennero mai rinvenuti.
Ma perché lo avrebbe fatto? Pare che l’uomo avesse intrecciato una relazione di natura sessuale con la cognata Ala, sorella della compagna. Esposito, per tale ragione, si sarebbe voluto liberare di Tatiana e della figliastra. Anche Ala sarà poi condannata per occultamento di cadavere ad otto anni di reclusione.
A seguito della scomparsa, però, Esposito riferì immediatamente agli inquirenti come a suo avviso si fosse trattato di un allontanamento volontario. Spiegò che per lui la compagna e sua figlia avrebbero fatto rientro in Moldavia, senza portare con sé la piccola Erica. Un racconto che sin da subito non convinse gli inquirenti tanto che qualche settimana venne mossa contro di lui l’accusa di omicidio.
Anche Ala, 24 anni, venne sentita dagli inquirenti. La giovane sorella di Tatiana si era trasferita in casa con lei per darle una mano a gestire le figlie. Dapprima avrebbe dovuto trasferirsi la madre delle due, ma alla fine si convenne fosse preferibile Ala all’epoca 18enne.
Il ritrovamento “bollente”
Poco dopo la nascita della piccola Erica, nella coppia iniziarono a sorgere dei dissapori e fu in un momento di allontanamento che Paolo Esposito si avvicinò alla cognata con la quale intrecciò una relazione. Pare che l’uomo fosse follemente innamorato di lei tanto da essere pronto a separarsi da Tatiana e richiedere l’affido esclusivo dell’ultima nata. Ma la sua liaison con Ala continuava a mantenerla segreta. Fu un casuale ritrovamento di Tatiana a smascherare la coppia clandestina. Rinvenne, infatti, un filmato bollente dei due. Questo le fece capire quale fosse la causa di quella spasmodica insofferenza del marito e che forse l’intento era quella di estrometterla.
Tatiana riferì a sua madre ciò che stava accadendo e la donna le rappresentò i propri timori affermando che era certa del fatto per cui la vicenda sarebbe finita nel peggiore dei modi. Eppure la 36enne non era disposta a cedere, soprattutto in relazione all’affido della piccola Erica. Proprio per tale ragione consegnò il filmato al suo avvocato e le parti trovarono un’intesa sulla collocazione della bambina. Proprio quel giorno Tatiana iniziò a scrivere un diario riportando tutte le sue emozioni e le sue sensazioni.
La loro quotidianità tornò a scorrere “serenamente”, fino al 30 maggio. Tatiana si fermò in un negozio per acquistare una telecamera che le sarebbe servita per riprendere la recita della figlia il lunedì seguente. A quell’evento, però, non prenderà mai parte.
Il giorno della scomparsa
Dal 30 maggio è come se il tempo si fermasse per le due donne: nessun prelievo, nessun pagamento, nessuna telefonata in entrata ed in uscita. Al contrario, per Esposito la vita insieme alla cognata prosegue. Dopo alcune settimane l’arresto in forza di accuse che l’uomo respinge totalmente. Eppure le prove racconterebbero tutt’altra verità.
All’interno dell’abitazione familiare il Ris trovano tracce ematiche su porta, muro e battiscopa della cucina, ed anche nel bagno. Inoltre emersero delle discordanze nei racconti ed una totale assenza di alibi. Per tale ragione la Procura chiese il rinvio a giudizio, ottenendolo. Ad essere forte era il movente, comprovato dalla corrispondenza tra Paolo Esposito ed Ala. Innumerevoli le chiamate, inquietanti i contenuti di alcuni messaggi, tanto che anche la sorella di Tatiana viene rinviata a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio ed occultamento di cadavere.
Il processo
Durante il corso del processo Ala, però, forse assalita da un senso di rimorso nel vedere la madre a pezzi smontò il suo rapporto con Esposito. Lui, invece, continuò ad insistere tanto da avanzare dalla cella una proposta di matrimonio.
La vicenda giudiziaria, a prescindere da tutti i risvolti personali dei protagonisti, si concluse con una condanna all’ergastolo di Esposito e ad otto anni di reclusione per Ala per occultamento di cadavere.
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I corpi di Tatiana ed Elena non vennero mai più ritrovati. Ad oggi i familiari delle due donne non possono neanche portare un fiore su di una tomba.