Consigliò ai genitori di curare l’otite del loro bambino di 7 anni con l’omeopatia, senza farmaci. Il piccolo morì e lui ora è accusato di omicidio colposo
È cominciato il processo che vede sul banco degli imputati Massimiliano Mecozzi, medico omeopata di Pesaro, con la pesante accusa di omicidio colposo per la morte di Francesco Bonifazi, 7 anni. Il piccolo morì il 27 maggio 2017 per via di un’otite batterica bilaterale, che il dottore curò esclusivamente con rimedi omeopatici.
Il bambino presentava sintomi come febbre alta e vomito, che Mecozzi bollò come “normale reazione” al virus, che secondo lui poteva tranquillamente essere debellato senza medicine o antibiotici. Anzi scoraggiò i genitori di Francesco dall’usarli, perché, sosteneva “portano alla sordità. I morti in ospedale ci sono per i farmaci, non per la malattia”. Ma le condizioni del bimbo si aggravarono sempre di più e morì all’ospedale Salesi di Ancona.
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Bimbo morì per l’otite: medico omeopata accusato di omicidio colposo
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Davanti alla giudice Francesca Pizii del Tribunale di Ancona ieri ha parlato la zia materna di Francesco, Aurora Olivieri. La donna ha ricostruito gli avvenimenti e riportato i consigli del medico. Una testimonianza oculare, visto che anche lei era presente durante le telefonate intercorse fra loro e alla visita domiciliare del 23 maggio, il giorno prima del ricovero del bambino.
Secondo la zia, il medico affermò che la causa del malessere del bambino fossero i vaccini che aveva fatto in precedenza, da cui era “intossicato“. Il dottore gli prescrisse solo un rimedio omeopatico per i disturbi del sonno, per aiutarlo a riposare. E davanti alle richieste dei familiari di fare accertamenti in ospedale al bambino, Mecozzi avrebbe risposto più volte che non ce n’era necessità.
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La zia ha anche dichiarato che nonostante la temperatura del bambino raggiungesse anche picchi di 43 gradi, il dottor Mecozzi non si dimostrava affatto preoccupato, e sicuro della sua diagnosi. Nel corso della stessa udienza sono stati sentiti anche la baby sitter, una dottoressa del pronto soccorso e il primario della rianimazione dell’ospedale, e la pediatra di Francesco, che però non lo visitava da due anni.