Tra il 2003 e il 2004 Sonya Caleffi ha prestato servizio in strutture sanitarie lasciando dietro di sé una scia di omicidi
Sonya Caleffi è una donna di Como. Dal 1993, dopo avere studiato come infermiera professionale, presta il suo servizio in svariate strutture della città: prima negli ospedali di Valduce e Sant’Anna, poi in alcune case di riposo della provincia. Nel 2004 lavora anche all’Ospedale Manzoni di Lecco.
Ma Sonya è anche una donna problematica: da adolescente ha sofferto di depressione e di anoressia nervosa e, nuovamente, da adulta cominciano ad affacciarsi i sintomi di uno squilibrio. Nel 2002 tenta infatti di suicidarsi andando a schiantarsi con l’auto contro un muro e non si tratterà di un episodio isolato: fino al 2004 tenterà il suicidio altre tre volte.
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Il numero dei decessi negli ospedali e nei reparti in cui Sonya presta servizio è decisamente elevato: nel 2003 se ne registreranno 8 nell’arco di tre mesi, nel reparto di medicina generale dell’Ospedale Sant’Anna, e addirittura 18, nell’anno successivo e nello stesso arco di tempo, nell’Ospedale Manzoni di Lecco.
Delle morti sospette verrà informata la Procura e, nel dicembre 2004, Sonya sarà arrestata. La donna confesserà l’omicidio di 6 persone, anche se ne saranno confermati solo 4: durante il servizio l’infermiera avrebbe iniettato loro aria così da provocare un’embolia e, dunque, la morte dei suoi pazienti.
In seguito dichiarerà di non sapere il perché dei suoi gesti. Affiderà le sue spiegazioni alla dichiarazione scritta, resa alle forze dell’odine, affermando di aver agito su pazienti in gravi condizioni e di non aver mai premeditato le sue mosse. Chiederà anche perdono alle famiglie delle vittime.
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Sarà condannata a 20 anni di reclusione, nel carcere di san Vittore, per 5 omicidi e 2 tentati omicidi. Il 25 ottobre del 2018, però, uscirà dal carcere dopo averne scontati solo 14.
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