Luigi Chiatti, definitosi lui stesso come “mostro di Foligno”, risiede attualmente in una Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, in Sardegna.
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Il corpo del piccolo Simone Allegretti, scomparso il 4 ottobre 1992, sarà ritrovato privo di vita nelle campagne di Foligno. Simone era stato violentato e poi ucciso e il suo non fu un ritrovamento casuale: un bigliettino nascosto in una cabina telefonica nel centro della città ne descriveva precisamente il luogo di ritrovamento e i vestiti indossati.
Meno di un anno dopo, la stessa sorte toccherà al tredicenne Lorenzo Paolucci: sarà seviziato ed ucciso. Questa volta, però, a parlare sarà lo stesso luogo del ritrovamento, a poca distanza da un’abitazione, quella della famiglia Chiatti.
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Il mostro di Foligno: la confessione e la condanna
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Luigi Chiatti era poco più che ventenne all’epoca dei fatti. Sua madre, Marisa Rossi, l’aveva abbandonato per indigenza poco dopo la nascita e, così, aveva finito per trascorrere parte dell’infanzia in un orfanotrofio. Prima dei sei anni, era stato adottato da una coppia di Foligno, Ermanno Chiatti e Giacoma Ponti, assumendo il nome di Luigi.
Fu arrestato il giorno dopo l’omicidio di Lorenzo. Luigi non tardò a confessare i due omicidi e, processato nel dicembre del 1994, verrà condannato in prima battuta a due ergastoli. Il riconoscimento della seminfermità, invece, in appello muterà la condanna a 30 anni, confermata anche in Cassazione.
A partire dal 2015, Luigi Chiatti, terminerà la sua condanna in carcere ma sarà trasferito in una Rems, a Cagliari. La sua permanenza nella struttura è attualmente condizionata dalla decisione del giudice di sorveglianza che, già nel 2018, ha ritenuto di dover ordinare una proroga.
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Due anni dopo, la stessa decisione sarà ulteriormente confermata in quanto ritenuto ancora “socialmente pericoloso”. Luigi Chiatti non ha mai mostrato, durante questi anni, alcun pentimento. La misura confermata negli ultimi anni potrebbe prorogarsi a vita.