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Casi

Maurizio Minghella: lo spaventoso killer delle prostitute

La carriera del killer Maurizio Minghella inizia nell’aprile del 1978 nella sua città natale, Genova 

Maurizio Minghella nasce a Genova nel 1958. Non ha una vita facile: il patrigno è un violento e a pagarne lo scotto è tutta la famiglia. La morte di un fratello, a causa di un incidente stradale, e quella della giovane moglie, a causa di un’overdose, contribuiscono alla formazione di una serie di ossessioni che si riveleranno letali.

A partire dall’aprile del 1978, infatti, Minghella porterà a termine il primo ciclo di giovani vittime: seviziate, spesso violentate e poi massacrate. Una violenza inaudita, perpetrata anche successivamente all’arresto, che lo porterà a dover scontare una serie di ergastoli.

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Il killer Minghella: cronaca e condanna

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Il suo primo omicidio avverrà ai danni di Anna Pagano, una giovane prostituta il cui corpo martoriato sarà ritrovato da alcuni pastori. Seguirà, a meno di tre mesi, quello di Giuseppina Jerardi e, dieci giorni dopo, quello della quattordicenne Maria Catena Alba. Il 22 agosto, dopo averla conosciuta in discoteca, ucciderà Maria Strambelli e, circa tre mesi dopo, toccherà ad un’amica della Strambelli, Wanda Scerra.

Nel dicembre del 1978, Minghella sarà arrestato con facilità, considerate le numerose tracce che l’assassino è solito disseminare. Confesserà solo gli ultimi due omicidi però, nonostante numerose prove lo confermino anche come esecutore degli altri. Per questo, sarà condannato all’ergastolo fino al 1995, quando otterrà la semilibertà.

Sarà così che la sua furia omicida, intervallata da una relazione con una giovane donna che le darà un figlio, colpirà altre cinque volte, abbattendosi su prostitute, quasi sempre violentate prima di essere strangolate. Anche in questo caso, non ci vorrà molto ad identificare l’assassino: lo confermano le tracce biologiche rinvenute nei luoghi del delitto e l’orario del loro verificarsi; consono a quello delle uscite di Minghella.

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L’uomo sarà condotto in carcere, dal quale cercherà di fuggire invano ben due volte. La Cassazione, nel 2019, gli riconoscerà una condanna per otto omicidi da scontare con il “massimo rigore” considerato – a parere dei giudici – “l’assenza di qualsivoglia resipiscenza”.

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