Sul caso di presunto stupro di Ciro Grillo e dei suoi amici, parla la maestra di kitesurf: “Silvia non era lucida. Lividi? Non saprei, indossava la muta”
Continuano le indagini sul caso di presunto stupro che Ciro Grillo e tre suoi amici avrebbero perpetrato nell’estate 2019 ai danni di due ragazze, durante una vacanza in Sardegna. Gli inquirenti della Procura di Tempio Pausania hanno chiamato a testimoniare l’insegnante di kitesurf di Silvia, una della vittime.
La giovane, il giorno dopo la violenza, ha preso parte ad una sua lezione. Proprio per questo era stata aspramente criticata dal padre di Ciro, il comico Beppe Grillo. In un video, l’uomo l’accusava di mentire per ottenere visibilità, rimarcando anche come la denuncia fosse avvenuta una settimana dopo la data del presunto stupro. Così Francesca, maestra di sport acquatici originaria di Torino, ha raccontato ai magistrati cosa avvenne durante il pomeriggio passato insieme a Silvia.
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Ciro Grillo, la testimonianza della maestra di kitesurf di Silvia
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L’insegnante ha poi rivelato il contenuto delle sue dichiarazioni anche al Corriere della Sera. Quel giorno era la prima volta che le due si incontravano: Francesca stava sostituendo il collega Marco, con cui Silvia avrebbe dovuto fare lezione. Non essendo in confidenza, le due parlano del più e del meno, chiacchierando della Norvegia, patria di origine del papà della ragazza.
Però Francesca nota qualcosa: “Silvia quel giorno era arrivata in semi-hangover, non proprio al massimo della lucidità. Mi è sembrata stonata, di quelle ragazze che arrivano stanche a fare la lezione, di sicuro non era lucida“. Durante il pomeriggio la giovane non ha mai parlato della violenza sessuale, le ha solo raccontato di qualche frammento degli eventi della sera prima.
Alla maestra di kitesurf ha detto che lei e la sua amica avevano bevuto parecchio. Ma Francesca non ci aveva dato troppo peso, visto che le due erano in vacanza. Tuttavia ricorda che la giovane allieva era abbastanza provata: “Non ce l’ha fatta a finire la lezione. Non ho notato lividi sul corpo di Silvia perché aveva la muta e non l’ho aiutata io a vestirsi“.
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Dello stupro l’hanno avvertita i carabinieri nei giorni successivi, quando l’hanno contattata per chiederle se avesse notato dettagli rilevanti. “Io non voglio giudicare quel che è successo – conclude poi Francesca – queste sono cose per le quali la consapevolezza può maturare nel tempo“.