Caso Emanuela Orlandi. L’avvocatessa Laura Sgrò, legale della famiglia della giovane scomparsa nel giugno del 1983, ha rivelato il risultato delle analisi scientifiche sulle ossa ritrovate nel Cimitero Teutonico
Era il 22 giugno 1983 quando si persero completamente le tracce della giovane Emanuela Orlandi. La ragazza, 15 anni all’epoca dei fatti, svanì nel nulla dopo aver finito le lezioni di musica presso una scuola in piazza Sant’Apollinare a Roma. Ha salutato due sue compagne di corso, dividendosi alla fermata dell’autobus: quello fu l’ultimo avvistamento.
Molte ipotesi sono state fatte nel corso degli anni con piste che hanno coinvolto Stato Vaticano, quello Italiano, l’Istituto per le opere di religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diverse nazioni.
Nel 2019 il ritrovamento di alcune ossa nel Cimitero Teutonico a Roma nelle tombe della principessa Sofia di Hohenlohe-Waldenburg-Bartenstein e della principessa Carlotta Federica di Meclemburgo-Schwerin, aveva fatto pensare che si potesse trattare dei resti della povera Emanuela Orlandi. Che cosa è emerso dalle analisi scientifiche.
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A distanza di due anni dal ritrovamento delle ossa nel cimitero Teutonico che si pensava potessero appartenere a Emanuela Orlandi, arriva la sconcertante notizia: non corrispondono alla 15enne scomparsa quasi 38 anni fa.
La conferma arriva dall’avvocatessa Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che ha detto: “Le analisi relative alla datazione delle ossa rinvenute nell’ossario attiguo al cimitero Teutonico, eseguite dal laboratorio Cedad dell’Università del Salento, hanno evidenziato l’esistenza di alcuni frammenti ossei databili negli anni successivi al 1900”. Della stessa opinione il genetista, Giorgio Portera, consulente di parte, che ha eseguito ulteriori verifiche.
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Laura Sgrò non manca, però, di sottolineare alcuni dubbi evidenti. Si chiede: “Perché la ‘tomba dell’angelo’, segnalataci come luogo di sepoltura di Emanuela, e quella attigua sono risultate vuote? E per quale motivo è stata costruita in tempi recenti una camera sottostante alle tombe di cui, nonostante le nostre richieste, non ci è stata fornita la documentazione?”.
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Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, non si arrende e continua nella ricerca della verità su quanto capitato alla giovane ragazza. Si appella allo stato Vaticano in particolare al papa, affinchè la situazione possa avere ulteriori risvolti. “Mi auguro che, in uno spirito di onesta collaborazione, Papa Francesco possa finalmente prendere una posizione netta su questa vicenda. Vogliamo l’accesso alla documentazione sul rapimento di Emanuela che sappiamo esistente ma che finora ci è stata negata dalla Santa Sede” – ha detto.
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