E’ in corso la perizia sul macchinario che ha tolto la vita a Luana D’Orazio. Spunta una foto che finisce agli atti.
Nuova evoluzione nel caso di Luana D’Orazio. 22 anni, la ragazza ha perso la vita lo scorso 3 maggio sul luogo di lavoro. Presso l’azienda tessile, in provincia di Prato, dove svolgeva la mansione di operaria è stata risucchiata in un orditoio marca Karl Mayer. E’ emerso un nuovo significativo scatto del luogo che ritrae una grossa ragnatela posta sulla colonna laterale nel punto della barriera di protezione. La foto sarebbe una prova di come i sistemi di protezione dell’orditoio non fossero funzionanti.
Sulla questione è intervenuto Stefano Camerini, l’avvocato di uno dei due indagati per il decesso di Luana.
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“Non credo possa essere un tema dell’inchiesta, la trovo una questione avulsa dall’oggetto della vicenda”, le parole di Camerini.
Intanto i sospetti della Procura vertono sul fatto che il meccanismo di sicurezza non funzionasse. Si ipotizza che il macchinario si muovesse con la protezione non abbassata mettendo così in pericolo i lavoratori. Tra i sospetti è emerso quello che, per rendere più facili le procedure, i meccanismi siano stati manomessi. Sono in corso le indagini per apprendere se l’azienda era solita lavorare senza i dispositivi di protezione.
Il macchinario che ha spento la vita di Luana, mamma di un bimbo di 5 anni, è stato messo sotto sequestro subito.
La tragedia ha lasciato nel dolore più grande la madre della giovane che ora chiede giustizia. Sarà la donna a prendersi cura del figlio di Luana. Ragazza madre ha dato alla luce il bimbo giovanissima. Per lei era tutto il suo mondo. Proprio per lui lavorava ogni giorno con determinazione.
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Insieme a questo in esame è stato preso anche un altro macchinario. Quest’ultimo porta proprio lo stesso nome della ragazza. Si tratta di un orditoio uguale ha quello che ha ucciso la 22enne con la saracinesca, anche in questo caso, ritrovata sollevata.
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