Scomparsi | Camilla Bini: due tazzine di caffè ed un uomo dell’eversione nera

Camilla Bini è scomparsa l’8 agosto del 1989 da Torino: originaria della Somalia si era trasferita in Italia con la famiglia quando era poco più che una bambina.

Camilla Bini scomparsa
Camilla Bini (Chi l’ha visto?)

Un mistero quello della scomparsa di Camilla Bini ancor oggi rimasto irrisolto. Figlia di padre italiano e madre somala si era trasferita in Italia quando aveva solo 12 anni. Viveva a Torino ed è proprio nel capoluogo piemontese che, cresciuta, trovò lavoro ina una nota ditta: la Bolaffi francobolli.

Una svolta nella sua vita che le consentì di essere autonoma ed indipendente tanto da andare a vivere da sola in un piccolo appartamento. Chi la conosceva di lei parlava come di una donna educata, garbata e molto riservata. Integerrima sul lavoro e determinata.

La drammatica storia di Camilla inizia in un torrido agosto del lontano 1989. Pronta per le vacanze parlò con la sorella dei suoi progetti. Se sia mai partita oppure no resta un mistero perché dall’8 di agosto di lei non si seppe più nulla.

Camilla Bini, la ragazza scomparsa da Torino l’8 agosto del 1989

In Puglia o forse a Varazze, queste le due mete che Camilla Bini avrebbe potuto raggiungere, ma che forse in quel lontano 1989 rimasero soltanto un lungimirante sogno. La donna parlò dei suoi progetti con la sorella e le disse che di lì a breve sarebbe partita.

Caffè
(Engin Akyurt – Pixabay)

L’ultima persona a vederla fu una vicina di casa con cui si incontrò la sera dell’8 agosto – giorno della scomparsa-. In sua compagnia bevve una bibita fresca, nulla di più per poi congedarsi. Un “arrivederci” per poi ritrovarsi alla fine delle ferie, che oggi stante la sua perdurante assenza ha avuto più il sapore di un addio.

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Da quel giorno di Camilla non si seppe più nulla, né qualcuno si interrogò se le fosse successo qualcosa. Pensando fosse in vacanza, il timore si presente solo il 28 agosto quando sarebbe dovuta rientrare a lavoro. Appuntamento mancato, tanto che il titolare della ditta chiamò la famiglia per rappresentare la circostanza.

Iniziò, quindi, una ricerca disperata della donna da parte di amici e parenti, ma alla fine la sorella si recò in Commissariato per sporgere formale denuncia. Gli agenti si recarono nell’abitazione della Bini e lì trovarono tutto in ordine, ad eccezione di due tazzine da caffè lasciate sul tavolo e su una di esse anche alcune macchie di rossetto. Nonostante il ritrovamento le indagini non portano ad una soluzione del caso.

Nel 1998 sempre la sorella di Camilla decise di fare un passo in avanti e parlare con il magistrato incaricato delle indagini. Ad attenderla però un’amara sorpresa: in Cancelleria le riferirono che non vi erano fascicoli riguardanti la sorella.

Ad occuparsi del caso la redazione di “Chi l’ha visto” la quale nel 2003 rese nota una notizia sconvolgente. Pare che Camilla Bini sarebbe dovuta partire in compagnia di un’amica nonché collega di Beatrice Della Croce di Dojola. Perché è importante questo nome? Perché la giovane era la fidanzata di Paolo Stroppiana, indagato per la scomparsa di un’altra donna: Marina Di Modica. E noto per aver far parte dell’eversione nera degli anni ’80 ed aver testimoniato nel processo della strage di Bologna. Proprio lui – peraltro anche collega della Bini- interrogato sulle due scomparse, di Camilla disse di avere solo una conoscenza superficiale. Dichiarazioni che ad avviso della sorella della scomparsa cozzavano con la situazione di fatto considerato che i rapporti erano molto più intensi.

C’è dell’altro. In merito alle indagini sempre la sorella della scomparsa disse che i vicini non erano mai stati ascoltati. Anche un giornalista de La Stampa espresse il proprio disappunto rilevando che era illogico per una persona che doveva partire riempire il frigo, normale sarebbe stato il contrario. Ed ancora, perché di quelle impronte di rossetto non si è mai cercato di risalire a chi appartenessero?.

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Tribunale martina rossi
Tribunale (Getty Images)

Il dito è stato sempre puntato, quindi, sugli investigatori i quali potrebbero aver tralasciato numerose importanti piste.

Nel 2011 due magistrati hanno riaperto il caso di Camilla Bini. Una nuova speranza per la famiglia che potrebbe finalmente conoscere la verità su quanto accaduto.

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