Rossella Corazzin è scomparsa all’età di 17 anni da Pieve di Cadore (Belluno): era il 21 agosto del 1975 quando di lei si perse ogni traccia.
Rossella Corazzin era una ragazza di 17 anni con i sogni e le speranze comuni alla sua generazione. Figlia di un’Italia delusa, quella degli anni ’70, dove tutte le aspettative create dal boom economico si erano spente. E soprattutto dove l’ombra del terrorismo, delle proteste eversive aveva sopraffatto l’intero Stivale, da nord a sud.
Rossella frequentava il liceo classico e viveva con la famiglia a San Vito al Tagliamento (Pordenone). L’estate del 1975 si recò con i suoi genitori a Tai di Cadore in vacanza. La loro routine fatta di riposi, passeggiate e svaghi venne bruscamente spezzata il 21 agosto, quando la giovane svanì nel nulla.
Rossella Corazzin, scomparsa il 21 agosto 1975 da Pieve di Cadore
Le giornate di vacanza della famiglia Corazzin seguivano un programma ben preciso. Terminato il pranzo, il padre di Rossella andava a dormire, una volta svegliatosi insieme alla figlia facevano una lunga passeggiata che li portava alle porte di un bosco. Era lì che per ristorarsi si sedevano su di una panchina a leggere un libro.
Sempre la solita routine, ma non quel maledetto 21 agosto. Al mattino Rossella venne trovata dal padre a passeggiare da sola per il Paese. Una circostanza insolita per la quale l’uomo chiese spiegazioni alla figlia sentendosi rispondere scherzosamente: “avevo bisogno di evadere”. Anche dopo pranzo le cose non si svolsero con la consueta normalità: la 17enne chiese al padre di non andare a dormire ed anticipare la loro camminata. Il signor Corazzin, però, oppose il suo rifiuto dicendole però che lei avrebbe potuto procedere e che l’avrebbe poi raggiunta. Rossella allora rispose al padre che una volta svegliatosi non si sarebbe dovuto muovere da casa e che sarebbe passata lei a prenderlo, ma questo non accadde mai.
Preoccupati per il suo mancato rientro i genitori si recarono immediatamente dai carabinieri i quali attivarono la macchina delle ricerche.
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Del caso si è occupata la redazione di “Chi l’ha visto?” che ha ricostruito quanto accaduto riportando anche alcune testimonianze. In primis quella della madre della ragazza la quale disse che i cani molecolari si fermarono proprio davanti la panchina dove Rossella era solita fermarsi a leggere. Un indizio importante che fece pensare al fatto che qualcuno potesse averla prelevata da lì facendola salire su un’auto. Poco dopo la scomparsa, una donna disse di aver visto una ragazza passeggiare con un libro tra le mani e cercare proprio quella panchina. A mesi di distanza dalla scomparsa un’altra signora disse che il 21 agosto vide Rossella a bordo di una macchina. Secondo lei stava dormendo e sulle spalle aveva un golfino verde. Proprio quello che indossava la 17enne.
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Il programma di Federica Sciarelli trattò il caso nel 2003. Nonostante gli anni trascorsi le telefonate giunte nel corso della puntata fecero subito capire quanto la scomparsa di Rossella avesse scosso tutto il tessuto sociale. Il dottor Raffaele Massaro procuratore di Belluno, spiegò come il comandante dei Carabinieri che si occupò del caso nel 1975 sottopose alla sua attenzione la vicenda, rilevando tutto ciò che non lo aveva mai convinto.
Il magistrato disse che insieme alla polizia giudiziaria era sulle tracce di un tale Gianni, un nome fatto da Rossella all’interno di una lettera scritta qualche giorno prima della scomparsa ed indirizzata ad una sua amica. Nella missiva la 17enne spiegava che era uno studente di Legge e che tutti gli anni anche lui si recava a Pieve di Cadore. Questo ragazzo avrebbe avuto anche una sorella più piccola, della sua stessa età. Purtroppo gli inquirenti a questo nome non sono mai riusciti ad associare un volto.
Sempre nella lettera, inoltre, Rossella diceva di averlo incontrato solo una volta e di aver passeggiato con lui e sua sorella. Nessun riferimento al padre con cui era solita trascorrere le sue giornate. Alla pista “Gianni” se ne affiancò un’altra dal carattere tetro: quella dei riti satanici. Roberto Fiasconaro, fotoreporter dell’epoca, ebbe a sapere che all’epoca della sparizione in una casa di Pieve si tenevano tali rituali.
Le segnalazioni su Rossella furono numerosissime. Tutte comunque che la collocavano sul versante di Monte Zucco, tranne una secondo cui si sarebbe trovata sul versante opposto. Dichiarazione che all’epoca dei fatti venne ritenuta inattendibile perché non in linea con le altre, ma che invece a distanza di anni è stata ripresa in considerazione. A rilasciarla un uomo il quale disse che erano da poco passate le 16:30 quando una ragazza di molto somigliante a Rossella gli chiese di indicargli il punto migliore per scattare delle foto. Un’informazione che le venne fornita, previa raccomandazione di stare molto attenta.
La ragazza, dopo aver visto il panorama però scese da un piccolo sentiero ripido e scosceso, quando stava iniziando a diluviare. Da tale punto delle squadre iniziarono le ricerche.