Tra i palazzi della “Napoli bene” un facoltoso ingegnere è stato ucciso da suo fratello minore. Per arrivare alla verità però ci è voluto del tempo.
Sabato 22 maggio a “Un giorno in Pretura” si torna a parlare del famoso delitto di Chiaia quello che ha portato alla morte di un facoltoso ingegnere napoletano per mano di suo fratello. Tuttavia la risoluzione non sarà semplice. Qual è la verità?
Luca Materazzo e il delitto di Chiaia: un omicidio brutale tra i palazzi della “Napoli bene”
Era una sera d’inverno di cinque anni fa quando il giovane napoletano benestante Luca Materazzo ha deciso di uccidere suo fratello maggiore con 40 coltellate proprio sotto la sua abitazione.
L’uccisione dell’ingegnere Vittorio Materazzo, 51 anni, proprio sotto la sua abitazione di viale Maria Cristina di Savoia, il cuore della cosiddetta “Napoli bene”, ha sconvolto la città e l’Italia intera perché si è trattato di un delitto efferato e perché il killer era l’insospettabile fratello minore.
Luca Materazzo, laureato in giurisprudenza e aspirante notaio, il 28 novembre del 2016 ha deciso di sconvolgere la propria vita uccidendo il fratello maggiore Vittorio con 40 coltellate mentre ritornava a casa.
Le immagini delle telecamere a circuito chiuso di un vicino centro estetico hanno filmato la scena: un uomo con il volto coperto da un casco si avvicinò alla vittima e dopo pochi minuti ha iniziato ad accoltellarlo appoggiandosi la testa sulle ginocchia.
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Vittorio Materazzo venne ripetutamente colpito con un coltello da sub alla schiena ma il fendente mortale fu quello alla gola. Subito dopo l’assassino si allontanò sbarazzandosi dell’arma del delitto e degli abiti insanguinati che furono ritrovati non lontano dal luogo del delitto.
Immediatamente le indagini si concentrarono su di lui che risultò il principale indiziato e poco più tardi venne iscritto nel registro degli indagati. Poi sugli indumenti e sui due coltelli da sub usati per il delitto vennero trovate tracce del Dna di Luca.
Così tra l’8 e il 9 dicembre dello stesso anno l’assassino risultò irreperibile. Da quel momento iniziò la sua lunga latitanza coperta da alcuni familiari che finì a Siviglia il 2 gennaio del 2018.
Il giorno della sua cattura Luca Materazzo si trovava in un bar del centro della città spagnola. Quando la polizia locale lo fermò lui diede immediatamente le sue generalità e non oppose alcuna resistenza.
Ma perché un ragazzo così giovane e promettente come Luca Materazzo ha scelto di macchiarsi di un delitto che gli ha rovinato la vita costringendolo all’ergastolo? Qual è il motivo di quella folle rabbia?
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti tra i fratelli non correva buon sangue e il motivo era di carattere economico. Insomma, una lite sull’eredità del padre deceduto poco tempo prima. Secondo alcune indiscrezioni sembrerebbe che la famiglia del giovane e soprattutto la vittima volessero estromettere Luca dall’eredità poiché sospettato da Vittorio di averlo ucciso.
Un’eredità di svariati milioni di euro da suddividere tra tutti e sei i fratelli. Tuttavia, oggi, Luca Materazzo è stato condannato in via definitiva dalla Corte d’Assise di Napoli all’ergastolo. L’assassino non ha mai confessato la sua colpevolezza.
Oggi il giovane Luca si trova rinchiuso nel carcere di Poggioreale e qualche tempo fa decise di rispondere ad alcune domande della giornalista Monica Scozzafava del Corriere del Mezzogiorno.
Il detenuto raccontava di aver dovuto combattere la solitudine, di avere un buon rapporto con la comunità carceraria e di sentire il sostegno della sua famiglia con le sue sorelle e i suoi cognati che sono andati a trovarlo regalandogli lunghi abbracci.