Angelo Faliva è scomparso il 26 novembre del 2009 dalla nave Coral Princess mentre quest’ultima si trovava tra Aruba e Cartagena (Colombia).
Come può un uomo scomparire nel nulla mentre si trova su una nave da crociera? È questo l’interrogativo che per anni ha assillato familiari ed inquirenti nell’ambito del caso relativo alla scomparsa di Angelo Faliva. Un ragazzo di soli 31 anni svanito il 26 novembre del 2009 mentre prestava servizio come cuoco sulla Coral Princess, quando quest’ultima si trovava tra Aruba e Cartagena (Colombia).
Il suo è un giallo tutt’oggi irrisolto su cui hanno lavorato non soltanto la Farnesina e le autorità locali, ma anche l’FBI.
Angelo Faliva, scomparso da una nave da crociera il 26 novembre del 2009
Era un cuoco Angelo Faliva che prestava servizio sulle navi. Nel 2009 salì a bordo della Coral una delle mastodontiche regine del mare della compagnia Princess e venne assunto come chef. Purtroppo, però, il 26 novembre del giovane cremonese si perse ogni traccia quando la nave si trovava in acque colombiane.
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Il padre del ragazzo presentò denuncia di scomparsa facendo attivare la macchina delle ricerche dopo la comunicazione da parte della compagnia.
La sorella Chiara, all’epoca dei fatti, riferì di aver inoltrato al fratello un messaggio di posta elettronica il giorno prima che svanisse nel nulla. La donna parlò di Angelo come un uomo contento e soddisfatto e del fatto che sull’imbarcazione erano state effettuate ricerche in lungo ed in largo, ma purtroppo senza risultato.
Dalla Coral Princess iniziarono a giungere alla famiglia messaggi di vicinanza da parte dei viaggiatori a bordo della nave e tutto l’equipaggio continuò ininterrottamente a cercarlo. Il vice capitano Jorge Cadena, commentando a caldo l’accaduto, disse di essere molto preoccupato e che si stava facendo di tutto per capire cosa potesse essere successo al ragazzo.
La scomparsa di Faliva venne accertato essere accaduta tra le 6 e le 7 del mattino del 26 novembre e non come qualcuno aveva ipotizzato la notte del 25. A renderlo noto Francesco Taliani, l’allora ambasciatore italiano in Colombia recatosi a Cartagena proprio per seguire le indagini.
Un caso che, con il passare dei giorni, assumeva contorni sempre più misteriosi. Punti oscuri che secondo i familiari potevano essere appurati solo dal compagno di cabina di Angelo, un tale Alessandro il quale riferì di averlo visto uscire dalla stanza intorno alle 20:15. Investita del caso la redazione di “Chi l’ha visto?” la quale proprio sulla figura di questo compagno di cabina si concentrò in maniera particolare raccogliendo gli appelli della famiglia di Angelo. “Le sue indicazioni potrebbero essere molto utili, potrebbe spiegare, ad esempio, come era vestito e questo potrebbe farci capire dove era diretto“, questo disse il cugino dello scomparso. Il padre del 31enne aggiunse: “Sappiamo che anche l’Fbi vuole sentirlo ma è evidente che la determinazione con la quale si muoveranno le autorità italiane sarà decisiva”. Una richiesta ad agire con tempestività e senza indugiare, insomma.
Da subito la famiglia escluse l’ipotesi suicidio. Innanzitutto Angelo non era, a loro dire, una persone pessimista e che si lasciava abbattere dalle avversità. Aveva sempre il sorriso stampato in volto e superava brillantemente ogni ostacolo. Inoltre, da poco aveva acquistato l’auto dei suoi sogni e con la madre ed i suoi parenti parlava spesso dei suoi progetti per il futuro. Inoltre la sorella parlò di un particolare inquietante: dalla nave era svanito nel nulla un salvagente dal quale erano stati rimossi sia il microchip che consente la localizzazione sia il dispositivo utilizzato per illuminare.
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Trascorso più di un mese l’unica ipotesi plausibile era quella che Angelo fosse finito in mare. Ma come? Un interrogativo a cui provò a dare risposta Chiara: “L’ipotesi che noi come famiglia abbiamo avanzato sono molteplici, ma sono due quelle che ci preoccupano di più: o qualcuno l’ha ucciso e gettato in mare – riporta “Chi l’ha visto?- o Angelo è scappato dalla nave gettandosi in mare“.
Una svolta si registrò tempo dopo: la Coral diede alla polizia dei nastri della videosorveglianza i quali sarebbero stati passati al vaglio, ma non avrebbero dato alcun utile riscontro. Neppure sul Ponte 7 da cui sarebbe sparito quel famoso salvagente, se non il ritrovamento del dispositivo di illuminazione. Sequestrati anche numerosi effetti personali del ragazzo.
Nel 2019 la procura di Cremona ha chiesto l’archiviazione del caso. Quello di Angelo Faliva rimane purtroppo un caso irrisolto.