L’incidente avvenuto sulla funivia Stresa Mottarone che ha visto la tragica morte di 14 persone ha portato all’arresto di tre persone. Hanno ammesso le loro responsabilità
Doveva essere un segno di ritorno alla vita la gita avvenuta il 23 Maggio scorso nella zona di Verbania, compiuta da alcune famiglie di turisti. Purtroppo, l’epilogo di quella domenica è stato tragico e infausto. La funivia che collega Stresa con il Mottarone è precipitata a 300 metri dalla vetta. Il bilancio è di 14 vittime.
La Procura di Verbania ha aperto un’inchiesta sulla vicenda che oggi ha portato al fermo di tre persone. Il comandante provinciale dei carabinieri del comune piemontese, il tenente colonnello Alberto Cicognani, ha rilasciato importanti dichiarazioni a riguardo a Buongiorno Regione, su Rai Tre.
Da quanto emerso, tra gli inquisiti per l’incidente alla funivia di Stresa Mottarone si annovera Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce la struttura. Insieme a lui anche l’ingegnere direttore del servizio e un altro dipendente. É stato accertato che la cabina in cui erano presenti i turisti, vittime dell’incidente, aveva il sistema di emergenza dei freni manomesso. I tre indagati hanno ammesso pienamente le proprie responsabilità, come confermato dal già citato Alberto Cicognani
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Il tenente colonnello ha dichiarato che il freno non è stato attivato volontariamente. La funivia presentava dei malfunzionamenti pregressi; era stata, infatti, chiamata la manutenzione. I problemi, tuttavia, non erano stati risolti. Nonostante ciò, non è stata presa in considerazione un’interruzione del servizio. “Hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione” – ha concluso Cicognani.
Sono già iniziati gli interrogatori ai dipendenti delle Ferrovie del Mottarone. Sono venuti fuori gravi evidenze che attestano la consapevolezza del gesto d’incuria e superficilità, con le conseguenze spaventose che tutti, oggi, purtroppo conosciamo.
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Se l’impianto fosse rimasto fermo, ci sarebbero state delle ripercussioni economiche. Questa è l’idea del procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi.
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