Dopo la bufera che ha visto coinvolti la Nazionale Cantanti e i The Jackal, il direttore generale Gianluca Pecchini ha spiegato la sua versione dei fatti.
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Gianluca Pecchini, direttore generale della Nazionale Cantanti, è stato accusato da BEFERA di aver rivolto frasi sessiste nei confronti della ragazza in quanto non poteva sedere al tavolo con gli altri essendo una donna.
Attraverso i social network Aurora Leone ha raccontato l’accaduto e da lì è iniziata una vera e propria gogna mediatica per il dg che è stato costretto a dimettersi dall’incarico che ricopriva da 40 anni.
«Ciro, Aurora ed io abbiamo interagito per pochi minuti prima della cena. Mi sono preso la responsabilità per il bene dell’evento e della raccolta fondi ma oggi, a freddo e a seguito dei numerosi attacchi e insulti ricevuti ci tengo a chiarire categoricamente che io non ho mai detto ad Aurora e a Ciro niente di sessista. Si è scatenata su di me, sulla mia famiglia e sul nome dell’Associazione Italiana Cantanti una gogna mediatica. Chiedo a Ciro e ad Aurora dei The Jackal di essere sinceri e di chiarire che, nel nostro rapidissimo dialogo, prima della cena, io non ho mai pronunciato assolutamente nulla di sessista».
Si è difeso in questo modo Gianluca Pecchini che da giorni si ritrova accusato e minacciato e non riesce più a difendersi dagl insulti, per questa ragione chiede a gran voce ad Aurora di ritrattare quanto detto, pena una querela:
«Se non dovessero farlo dovrò tutelare la mia immagine da questa macchina mediatica del fango che mi hanno scatenato contro, sia a titolo personale che dell’Associazione a cui ho dedicato 40 anni di vita e che ha raccolto 100 milioni di euro compresi i 300mila euro di ieri sera».
Ha spiegato i motivi delle dimissioni e ha sottolineato che ora ha bisogno di tutelare la sua immagine e difendere le sue tre figlie da questi attacchi:
«Io e i The Jackal non giochiamo ad armi pari, io non ho neanche Facebook. Loro usano una macchina mediatica contro cui io non posso competere. Vorrei che loro fossero sinceri e che dicessero come sono realmente andate le cose, questo caos mediatico rischia di rovinare la mia immagine, la mia reputazione e la mia famiglia visto che ho anche tre figlie. Ieri mattina per senso di responsabilità mi sono beccato tutti gli insulti e ho dato le dimissioni perché sennò rischiava di saltare la manifestazione. Ma ora è il momento di fare chiarezza».
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La versione di Gianluca Pecchini
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Dunque come sarebbero andate realmente le cose secondo Gianluca Pecchini?
«Eravamo tutti nella sala del ristorante del J Hotel e io stavo andando a controllare dove si sarebbero seduti Mogol, che è il nostro fondatore, Donna Allegra Agnelli e tutti gli altri ospiti. Tradizionalmente al tavolo della Nazionale Cantanti ci si siedono solo i calciatori e i cantanti. In quel momento i cantanti smettono di essere artisti e diventano una squadra di calcio che il giorno dopo deve scendere in campo per raccogliere fondi».
E aggiunge:
«I The Jackal venivano da Napoli e mi avevano spiegato che avevano chiesto, vista la distanza che dovevano percorrere in treno, di poter anticipare il loro arrivo che era previsto per il giorno dopo e quindi verso di loro era stata fatta una agevolazione. Io sono andato lì e ho semplicemente detto loro: “Ragazzi questo è il tavolo della Nazionale Cantanti” e gli ho chiesto se gentilmente si potevano sedere in altri tavoli e così hanno fatto visto che hanno mangiato nel tavolo a fianco. Non so perché Aurora abbia raccontato questa storia, l’ho vista un po’ stizzita quando le ho detto che quello era il tavolo della Nazionale Cantanti ma non mi sarei mai immaginato un caos del genere. Loro continuano a dire che io ho detto frasi sessiste e a infangare il mio nome nonostante io li abbia visti forse per 46 secondi».
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Dunque Pecchini ribadisce la sua estraneità a quanto raccontato da Aurora Leone e conclude in chiave ironica:
«Lavoro in questo settore da 40 anni, non abbiamo mai fatto discriminazioni verso nessuno, se per Aurora la discriminazione è che la nostra squadra deve poter stare seduta al tavolo insieme per poter parlare delle proprie cose allora sì, sono sessista».