A qualche giorno dalla tragedia che ha colpito quattordici turisti in Piemonte, il manovratore della funivia Stresa Mottarone ha parlato
Vanno avanti le indagini per capire cosa sia successo il 23 maggio sulla funivia Stresa Mottarone. Quattordici su quindici persone hanno perso la vita e l’unico sopravvissuto attualmente si trova all’ospedale in prognosi riservata.
Una tragedia senza precedenti, la fune si è staccata e la cabina della funivia è precipitata nel vuoto, all’arrivo dei soccorsi per molti non c’è stato più nulla da fare. Oggi, il manovratore, in isolamento nel carcere di Verbania, ha dato la sua versione dei fatti agli inquirenti.
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Il manovratore ha confessato e non ha nessuna intenzione di mentire su un fatto così grave. Gabriele Tradini ha sessantaquattro anni ed è in isolamento nel carcere di Verbania dove durante l’interrogatorio ha rivelato la sua versione dei fatti.
“L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. – ha spiegato – Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione”.
Tenendo i freni scollegati permetteva alla funivia di girare. Nessuno avrebbe potuto immaginare che potesse accadere una tragedia simile. Secondo quanto riporta l’indagato, c’è una possibilità su un milione che si possa presentare un evento così.
“Mai avrebbero pensato di far correre quel rischio ai passeggeri. Siamo tutte persone umane, possiamo fare delle scelte sbagliate senza rendercene conto”. Conclude poi il legale del manovratore.
Il sessantaquattrenne è molto provato e non si capacita di quello che è successo, durante l’interrogatorio ha ribadito più volte che si è trattato di un errore umano e che è solo sua la responsabilità.
Ora, così ha affermato, dovrà fare i conti con Dio e pregare per chi non c’è più. Il peso sulla coscienza è grande.