Yari Carrisi. Il figlio di Al Bano e Romina Power apre una finestra sul suo mondo da bambino attraverso un post su Instagram. Immagini dolci e nostalgiche e tanti ricordi
Non è facile essere un “figlio d’arte”. Certo, per alcuni aspetti ci si trova in una posizione privilegiata rispetto a tante altre persone. Si vive di luce riflessa della fama di genitori di successo: viaggi, hotel di lusso, scuole importanti e vita da jet set. C’è, però, sempre un prezzo da pagare.
Non esiste privacy, si è costantemente sotto pressione a causa di un eterno paragone con chi ci ha preceduti e, se non si ha avuto la fortuna di godere delle opportune guide, s’incorre nel pericolo di perdere se stessi.
Ne sa qualcosa Yari Carrisi, secondogenito di Al Bano e Romina Power, coppia di artisti di notorietà internazionale che, ancora oggi, suscitano interesse diffuso del pubblico sia per il loro impegno musicale, sia per la loro sfera privata.
Yari, però, ha mantenuto sempre salda la via. Lui stesso è un artista di primo ordine, un compositore che ha scoperto il potere terapeutico della musica, appassionato di filosofia indiana che lo ha fortemente influenzato.
Ha aperto una piccola finestra sulla sua anima attraverso un post su Instagram.
Yari Carrisi propone un viaggio nel tempo sul suo profilo Instagram, più di 40 anni indietro. Siamo negli anni ’70, lui è ancora un bambino. “Sveglia all’alba. Brindisi – Roma. Roma – Sydney. Bei tempi per viaggiare. Aerei, concerti, riprese, fotografie… Mi trattavano da adulto fin dai primi passi” – scrive in didascalia come accompagnamento a una serie di scatti risalenti a quell’epoca.
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I suoi genitori giovanissimi, ancora insieme. Lui ancora ignaro del futuro che lo avrebbe aspettato. La scomparsa della sorella maggiore Ylenia, il dolore atroce, la frattura nel rapporto tra Al Bano e Romina che non si sarebbe sanata. Continua raccontando: “Aiutavo con le logistiche giornaliere, le telefonate, i check in, i taxi, le borse… Aiutavo ed apprendevo dai musicisti, i fonici, i light engineers, i fotografi, i manager, i fan, e gli amici.
E soprattutto dai due grandi artisti che mi hanno dato la vita”.
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Yari, quel bambino cresciuto troppo in fretta, quell’anima nobile che negli anni ha trovato nella musica, nella filosofia orientale e nella spiritualità una via verso il sereno. Quei genitori speciali lo hanno reso cittadino del mondo: “Se mi perdevo ritrovavo il gruppo ovunque si trovasse nel mondo. Non avevo riserve nel viaggiare da solo quando c’era il bisogno o l’opportunità. Il mondo è la mia ostrica”.
Una curiosità. Non tutti sanno che sulla sua stessa pelle ha affrontato un momento drammatico che ha raccontato in una vecchia intervista rilasciata a Mara Venier: “Hanno tentato di rapirmi, avevo 12 o 13 anni, ma un angelo custode mi ha salvato. A quel punto però i miei genitori hanno preferito mandarmi a studiare in Svizzera con mia sorella”.
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