Il figlio Niccolò e la moglie hanno parlato di miglioramenti lenti dopo il grave incidente del giugno 2020, ma di un percorso pieno di incognite.
Il grande pilota automobilistico bolognese classe 1966 non ha intenzione di mollare. Alex Zanardi non ha mollato neppure quel terribile 15 settembre 2001, quando ha dovuto subire l’amputazione delle gambe. La cronaca riporta che subì 7 arresti cardiaci, 15 operazioni, 4 giorni di coma farmacologico indotto e solo dopo il lungo calvario della riabilitazione.
Alex non ha mai ceduto di un passo, sempre coraggioso e caparbio nelle sfide che lo attendevano. Non ha voluto però smettere di lottare neppure con la battaglia più grande, quella dell’incidente del 19 giugno 2020, avvenuto sulla strada che porta a San Quirico d’Orcia dove perse il controllo e si schiantò contro la ruota anteriore sinistra di un tir.
Correva con la sua handbike durante la staffetta di “obiettivo3”, una gara di beneficenza. Immediati i soccorsi ed il ricovero alle Scotte di Siena, poi al San Raffaele di Milano dove è stato ripetutamente operato dopo lo scontro.
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Zanardi non vuole cedere, si trova al momento ricoverato a Padova per affrontare la fase riabilitativa fisica e cognitiva. Accanto a lui sempre la moglie Daniela ed il figlio Niccolò.
A distanza di un anno il campione ha recuperato la sensibilità sensoriale, mostrando importanti progressi. Niccolò, intervistato qualche settimana fa da Repubblica, ha ammesso che il padre è “cosciente ed in miglioramento”.
E ancora: “Sono piccoli passi ma sappiamo che è un percorso lungo e ci vorrà molto tempo”. Niccolò ha ammesso che ancora non si sa cosa Alex potrà tornare a fare una volta stabilizzato, per il momento si può solo sperare nei suoi piccolo miglioramenti quotidiani.
Riportiamo un commento che fece proprio Alex durante un incontro con gli studenti romani alcuni anni fa e che ben descrive la grinta che sta manifestando anche oggi nel vincere questa nuova battaglia:
“Se un fulmine mi ha colpito una volta, è possibile anche che lo faccia di nuovo. Ma restare a casa per evitare e scongiurare quest’ipotesi significherebbe smettere di vivere. Quindi no, io la vita me la prendo”.
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