La notizia è stata annunciata questo martedì 1 giugno dalle autorità di Pechino: il paziente, 41 anni, è stato ricoverato lo scorso 28 aprile.
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Influenza aviaria H10N3: rilevato il primo caso di contagio umano nella Repubblica Popolare Cinese. Lo hanno annunciato le autorità di Pechino nel comunicato di questo martedì (1 giugno). In piena pandemia SARS-CoV-2, a una prima lettura la notizia potrebbe incutere timore e destare preoccupazione. Eppure, le autorità sanitarie cinesi rassicurano l’opinione pubblica, sottolineando che il rischio di trasmissibilità della malattia è “estremamente basso.” Al momento, l’unico infetto è stato registrato esclusivamente all’interno della Cina.
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Influenza aviaria: le spiegazioni degli esperti
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L’influenza aviaria H10N3, che di solito colpisce gli uccelli, è stata ultimamente scoperta in un residente della città di Zhenjiang (Cina orientale). Nella fonte ufficiale si legge che il paziente 41enne è stato ricoverato lo scorso 28 aprile per una grave forma di febbre. “Il rischio di trasmissibilità (nell’uomo) è estremamente basso“, ha insistito il ministero della Salute locale, precisando che il paziente sarà presto dimesso dall’ospedale. Nel comunicato, l’alto funzionario non fornisce ulteriori informazioni sulle circostanze della contaminazione e si limita a sottolineare che l’indice di patogenicità risulta basso anche tra i volatili.
Le varianti del virus che provocano l’influenza aviaria sono state rinvenute anche in altri animali nel territorio cinese, ma il rischio epidemia tra esseri umani resta davvero raro secondo quanto riferito dai ricercatori locali. Dal H5N1 (tra il 2003 e il 2011), al H7N9 (dal 2013), la malattia ha dato avvio al contagio in Asia per contatto diretto con il pollame infetto. In particolare, secondo le stime della FAO, l’H7N9 ha provocato 1.668 contagi e ucciso 616 persone dal 2013. Al momento sono stati segnalati solo 160 casi isolati del virus fino al 2018. L’influenza è stata riscontrata principalmente negli uccelli selvatici o acquatici – in particolare nelle oche e nelle anatre. Le aree più colpite sono l’Asia e una parte del Nord America.
Filip Claes, coordinatore del laboratorio regionale del Centro di emergenza per le malattie animali transfrontaliere della FAO, ha annunciato l’avvio alle analisi genetiche sul ceppo del virus.
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Fonte Reuters