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Scomparsi | Cristina Golinucci: un convento, un frate ed una confessione

Cristina Golinucci è scomparsa l’1 settembre del 1992 da Cesena (Forlì) mentre si stava recando in un convento: di lei non si seppe più nulla.

Cristina Golinucci (screenshot Chi l’ha visto?)

Cristina Golinucci aveva 21 anni al momento della scomparsa. Era il 1° settembre del 1992 quando uscì dalla sua casa di Cesena (Forlì) per recarsi dal suo padre spirituale nel convento dei Cappuccini. Da quel momento di lei non si seppe più nulla: la sua Fiat Cinquecento venne trovata davanti al convento.

Cristina Golinucci scomparsa l’1 settembre del 1992 da Cesena (Forlì)

Un giallo che ancor oggi non ha trovato soluzione quello di Cristina Golinucci, scomparsa all’età di 21 anni. L’1 settembre del 1992 salutò i suoi genitori per recarsi da padre Lino, il suo confessore, al Convento dei Cappuccini.

Cristina Golinucci (screenshot Chi l’ha visto?)

Da quel momento di lei non si seppe più nulla. I genitori, preoccupati per il suo mancato rientro attivarono le ricerche sporgendo denuncia e lanciandosi in indagini personali. Davanti il convento trovarono l’auto della figlia, una Fiat Cinquecento di colore azzurro, ma di lei nessuna traccia. La madre della ragazza il giorno seguente alla scomparsa si recò da padre Lino, ma l’uomo di chiesa disse di non saper nulla in quanto non avrebbe aspettato la ragazza fuori dalla porta e di non averla vista.

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Il 3 settembre i genitori di Cristina decisero di recarsi dai Cappuccini con un cane, nella speranza che l’animale potesse fiutare qualcosa. In quella circostanza, però, proprio padre Lino gli vietò l’ingresso.

Il caso di Cristina Golinucci rimase latente fin quando, ben 3 anni dopo alla redazione di “Chi l’ha visto?“, occupatasi del caso giunse una sconvolgente dichiarazione. Era una donna a parlare, la quale affermava di essere stata stuprata non poco distante da dove era scomparsa la 21enne. Per tali fatti ad essere arrestato fu un tale Emanuel Boke, il quale nel settembre del ’92 era ospite proprio dei Cappuccini di Cesena dove stava effettuando dei lavori edili.

La testimonianza della donna aprì uno spaccato nel caso, iniziando a far pensare che le due vicende potessero avere una correlazione. La Procura di Forlì decise, quindi, di aprire un fascicolo di indagine a carico dell’uomo.

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La redazione del noto programma sulle persone scomparse pubblicò un importante aggiornamento nel giugno del 1999. Nella sezione relativa al caso di Cristina si legge che Emanuel Boke confessò a Padre Lino di aver ucciso la 21enne ed occultatone il cadavere. Il frate avrebbe riferito tale circostanza agli inquirenti solo un anno dopo, ma il fatto sarebbe emerso solo nel 1995 e comunicato in quel frangente ai genitori ai quali venne chiesto di mantenere il massimo riserbo per non inquinare le indagini.

Boke era un immigrato di origini ghanesi ospite dei cappuccini per 3 anni e si trovava presso il convento quando Cristina scomparve. Il colloquio intercorso con padre Lino sarebbe avvenuto in carcere dove l’uomo era recluso a seguito di una condanna a 5 anni per stupro. Boke, però, smentì quella confessione e le indagini giunsero ad un punto morto. Nel 1998 uscì di prigione e la famiglia Golinucci ebbe con lui un incontro durante il quale gli chiesero di indicargli almeno dove fosse seppellita la figlia. Una richiesta rimasta priva di qualsiasi tipo di riscontro.

Nel 2004 venne dichiarata la morte presunta della giovane Cristina. In quell’occasione, la madre sottolineò per l’ennesima volta come a suo avviso le indagini furono carenti e come avesse il diritto di poter portare almeno un fiore sulla tomba della figlia. Un grido a dire la verità, quello lanciato dalla donna. Nell’aprile del 2010 si aprì uno spiraglio o meglio le porte del Convento. Padre Giancarlo Galli, nuovo guardiano della struttura, diede in diretta tv la sua massima diponibilità a far effettuare nuovi esami all’interno del plesso. Una vittoria per la madre di Cristina la quale disse che nel 1997 era stata effettuata una perquisizione, ma con i mezzi investigativi in quel momento a disposizione di certo le indagini sarebbero state più approfondite. La Procura di Cesena in quell’anno stava valutando la possibilità di riaprire le indagini.

Il 12 maggio del 2010 venne effettuato un sopralluogo nel convento utilizzando i georadar, strumenti sofisticati che avrebbero potuto rilevare la presenza di eventuali resti della ragazza. Ad essere rinvenuti dei resti ossei in una cripta, ma tutti appartenenti ai frati. Il Convento eretto nel 1559 era anche il luogo in cui gli uomini di chiesa venivano sepolti. Nulla di fatto, quindi, all’interno le ricerche si sarebbero concentrati sugli spazi esterni.

Le nuove indagini seguirono minuziosamente tutti i condotti del convento. Passati al setaccio tubi e pozzi che raggiungevano l’orto antistante. Per gli inquirenti i fatti potrebbero essersi svolti così: Cristina arrivò al convento, ma non vi sarebbe mai entrata perché con ogni probabilità potrebbe essere stata assalita quando ancora era all’interno dell’auto. Magari qualcuno potrebbe averla ingannata avanzando una falsa richiesta di aiuto che lei avrebbe colto.

(Getty Images)

Nei mesi di maggio e luglio 2010 le indagini – seppur condotte con minuzia- non portarono ad alcun risultato. Il caso venne quindi archiviato.

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