Carmen Iamandi e Mario Calò, rispettivamente 27 e 64 anni, scomparvero nel nulla il 16 ottobre del 1997: della coppia in viaggio verso la Romania non si è più avuta alcuna notizia.
Carmen Iamandi e Mario Calò, rispettivamente 27 e 64 anni, erano una coppia. Lui imprenditore del padovano, lei una giovane donna di origine rumena. I due convivevano da un paio di anni e la loro storia nonostante la differenza d’età sembrava procedere a gonfie vele. Verso la metà del mese di ottobre, Mario comunicò ai suoi figli che sarebbe partito con la compagna per andare a trovare i genitori di quest’ultima in Romania, precisamente a Galati. Mario Calò nell’Est Europa, precisamente in Ungheria, gestiva numerosi interessi, era infatti proprietario di diversi immobili tutti fittati.
I due sarebbero giunti a Szekszard (Ungheria) ed il 16 ottobre avrebbero varcato il confine. Alla frontiera, però, l’uomo disse che la loro destinazione era Timisoara e non Galati. Da quel momento di loro si perse ogni traccia.
Carmen Iamandi e Mario Calò, scomparsi il 16 ottobre del 1997 in Romania
Una sparizione che ancor oggi resta un giallo quella di Carmen Iamandi e Mario Calò, la coppia di fidanzati scomparsi nel nulla il 16 ottobre del 1997.
Leggi anche —> Scomparsi | Luisa Del Pedro Pera: delusione d’amore o questioni di denaro?
Dopo aver varcato il confine della Romania di loro si perse ogni traccia. Le loro ricerche furono presto attivate e del caso si occupò anche la redazione di “Chi l’ha visto?”. Proprio in trasmissione, nel corso di una puntata, giunse una telefonata da Bucarest nella quale si informava che un’Opel Calibra era stata rinvenuta parcheggiata in prossimità dell’ambasciata italiana. Ma di quell’auto, a poco tempo di distanza dalla segnalazione, non vi era più traccia: era stata rimossa, non si sa però da chi.
Nel frattempo le ricerche procedevano e nelle more venne arrestata un’amica di Mario, tale Giorgia Molnar di nazionalità ungherese. La donna venne accusata di truffa ai danni proprio di Calò. Avrebbe addirittura falsificato dei titoli bancari. Il primo dubbio sorto negli inquirenti e che la sparizione potesse essere correlata a tale vicenda. Tra i due intercorreva un rapporto di amicizia. La Molnar e sua sorella, che fungeva da interprete, avevano aiutato l’imprenditore ad acquistare le sue case in Ungheria. Gli inquirenti iniziano, quindi, a scandagliare la vita privata di Calò e per mesi continuarono a chiedere alla famiglia di Carmen Iamandi quali rapporti intercorressero effettivamente tra i due. Domande che ingenerarono non poca tensione nei congiunti della donna, preoccupati che a causa di qualche affare la parente potesse essere rimasta vittima di una tragedia.
Emerse anche che Calò tempo prima della scomparsa si era innamorato di una tale Flavia, una ragazza anch’ella rumena. Proprio lei, dopo numerosi tentativi venne rintracciata dalla redazione di “Chi l’ha visto?”. Ai microfoni della trasmissione avrebbe dichiarato di essere stata ospitata da Calò, ma soprattutto riferì una confessione fattale dall’uomo ossia che con la Molner vi erano stati numerosi problemi. Prima lo avrebbe truffato e poi intimatogli di lasciare l’Ungheria. Calò in quel frangente – confidò a Flavia- che la donna aveva con sé una pistola. Per tale ragione temeva di poter essere ucciso.
La replica della Molner non si fece attendere. Scarcerata sarebbe andata a vivere in una delle case di Calò ed avrebbe rilasciato alcune dichiarazioni a “Chi l’ha visto?” a mezzo delle quali ha spiegato come non vi era motivo per l’uomo di ritenere che l’avrebbe ucciso. Tra l’altro rendeva noto che Calò non l’aveva neppure denunciata a causa di alcune somme che avrebbe dovuto restituirgli. Anche per la Polizia non vi era movente. Le indagini proseguirono e nel mese di ottobre venne rinvenuta la famosa Opel Calibra svanita dalle vicinanze del consolato poco dopo la scomparsa. L’auto era a Petris, al confine con la Transilvania. Una circostanza comunicata dalle autorità in maniera molto contenuta. Attraverso un comunicato parlarono solo del ritrovamento, ma non se la macchina fosse incidentata, rubata, o altro.
Il 10 aprile Massimo Calò, figlio di Mario, si recò in Romania a recuperare la macchina. Intanto la Polizia collegò il caso di scomparsa del padre a quello di un altro connazionale, Vincenzo Verdini. Anche lui viaggiava verso la Romania, anche la sua macchina fu trovata dopo molto tempo ed anche lui conosceva una donna ungherese che aveva incontrato a Padova, proprio quando anche la Molner si trovava in Italia.
Leggi anche —> Scomparsi | Cristina Golinucci: un convento, un frate ed una confessione
La storia di Mario Calò è quella di un imprenditore che aveva dirottato i propri interessi nell’est Europa. Dopo alcune beghe in Italia, all’esito delle quale gli venne revocata la licenza di affittacamere, nel ’94 acquistò diversi appartamenti in Ungheria. Un giro d’affari evidentemente florido, tanto da volersi lanciare anche nel settore del legname e ad aprire uno show-room insieme ad un uomo di nazionalità tedesca.
Di lui e della giovane compagna non si hanno più notizie da quel 16 ottobre del 1996. Le piste seguite dagli inquirenti sia rumeni che italiani purtroppo si sono chiuse in un vicolo cieco.