La tragedia ad alta quota risale al 22 agosto 1985, quando si incendiò il motore 1 a bordo del Boeing 737-200 durante la manovra di decollo.
Il disastro aereo del 22 agosto 1985 coinvolse il volo British Airtours 28M. La rotta aerea dell’ex-compagnia sussidiaria di British Airways fu affidata al Boeing 737-200. L’aeromobile – marchio di registrazione G-BGJL, serie 22033 e numero di linea 743 – era operativo da 4 anni e mezzo e aveva collezionato 12 977 ore di volo suddivise in 5 907 cicli di pressurizzazione. Il giorno del disastro, il velivolo bimotore Pratt & Whitney trasportava a bordo 137 occupanti, suddivisi in 131 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio. L’apparecchio operò il primo volo nel mese di febbraio del lontano 1981 e diventò mezzo British Airtours due mesi dopo. All’origine dell’incidente vi fu l’esplosione del motore numero 1 durante la fase di decollo. Il bollettino delle vittime fu drammatico: 55 morti e 15 feriti; 82 i sopravvissuti.
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Ai comandi del Boeing 737-200 vi era l’aviatore Peter Terrington e il primo ufficiale Brian Love. Entrambi erano considerati piloti esperti, rispettivamente 8.441 e 12.277 ore di volo, di cui 1.276 e 345 su apparecchi tipo Boeing. Come da programma, l’aeromobile abbandonò l’aeroporto di Manchester, Regno Unito, in direzione della stazione di Corfù, Grecia. Durante la manovra di decollo sulla pista 24, i comandanti all’interno della cabina di pilotaggio udirono un forte tonfo da sotto la fusoliera. Spaventati dallo scoppio, l’equipaggio del cockpit decise di declinare la fase di partenza attivando gli inversori di spinta. L’allarme di incendio suonò nove secondi dopo il brusco rumore. La situazione era sensibilmente critica e la torre di controllo invitò gli esperti a procedere con l’evacuazione dei passeggeri.
L’evacuazione fu effettuata, seppur con considerevoli difficoltà, dalla parte anteriore e sopra le ali. Il tonfo fu localizzato all’altezza dell’ala sinistra 1, provocato dallo scoppio dell’incendio del motore numero 1. Secondo le ricostruzioni dell’indagine, la deflagrazione si sviluppò catastroficamente, alimentata dalla posizione dell’apparecchio e dalle raffiche di vento: le fiamme divamparono nella parte posteriore della cabina passeggeri attraverso il corridoio e lungo la parete sinistra dell’aeromobile. L’inchiesta permise inoltre di appurare con precisione il guasto, individuato nel combustore numero 9 del motore di sinistra, con conseguente espulsione dello stesso in un pannello di accesso al serbatoio del carburante soggiacente.
L’incendio provocò la morte di 53 passeggeri, di cui 48 per inalazione di gas tossico, e di 2 membri dell’equipaggio.
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