Simone Cristicchi. Il cantautore e poeta ha raccontato nel salotto televisivo di “Verissimo” il percorso che ha fatto emergere la sua spinta creativa
Classe 1977, Simone Cristicchi è stato il vincitore della cinquantesettesima edizione del Festival di Sanremo con il brano Ti regalerò una rosa. Il testo della canzone è un’autentica poesia, una storia che si svela tra musica e parole, il racconto struggente che parla degli “ultimi”. Cristicchi dipinge il quadro di un uomo con problemi psichiatrici, chiuso nelle celle buie di un manicomio, mentre scrive alla sua amata, ricoverata anche lei per qualche tempo. Quell’ambiente così tetro, nonostante tutto, è stato teatro della nascita di qualcosa di bello, di un sentimento positivo.
Questo tema così particolare è stato frutto dell’esperienza personale dell’autore che, in gioventù, fu prima obiettore di coscienza e poi volontario in un centro d’igiene mentale. Simone Cristicchi ha sempre dimostrato di avere spiccata sensibilità, gentilezza d’animo, una delicatezza fuori misura, tratti evidenti nelle sue opere. Tutto ciò è frutto di un percorso personale difficile di cui lui stesso ha fatto menzione in un’intervista rilasciata a Silvia Toffanin nel salotto televisivo di “Verissimo”.
Ospite su Canale 5 del talk show “Verissimo”, condotto da Silvia Toffanin, Simone Cristicchi ha aperto davanti alle telecamere una finestra sulla sua anima. Ha promosso la sua ultima opera letteraria dal titolo “Alla ricerca della felicità”. Il cantautore ha ripercorso momenti impervi della sua infanzia che lo hanno portato a essere l’artista che oggi conosciamo. “Sono andato a lezione di dolore molto presto” – ha detto, riferendosi alla dolorosa e prematura scomparsa di suo padre quando era solo un bambino; aveva 10 anni quando morì.
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“Un foglio bianco e un astuccio di colori mi permisero di trasformare la rabbia e la sofferenza in creatività”. Ebbene si, la forza creativa dell’artista romano non è emersa solo grazie alla musica. Fumettista di talento, a 16 anni gli venne offerta l’opportunità di lavorare come disegnatore per il celebre “Tiramolla” della Comic Art ma rifiutò per proseguire il suo percorso da studente al Liceo Classico.
Qualche anno fa anche la madre è incorsa in gravi problemi di salute: “Ha avuto un’emorragia che le impedisce di fare molte cose, ma riesce a sorridere e quando sorride illumina tutto il mondo. Vedere lei che reagisce è il più grande insegnamento che possa ricevere”.
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Uno dei temi affrontati con la Toffanin è la caducità della vita e l’impeto di cogliere il meglio in ogni istante: “Una volta con la macchina mi sono trovato tra due tir. Quel momento è stato un spartiacque nella vita. Il pensiero che possiamo andarcene da un momento all’altro, ci spinge a dare valore a ogni singolo attimo”.
Simone Cristicchi parla con spirito positivo anche del lockdown. Lo ha vissuto come un’occasione per ridefinire le sue priorità: “Ho ristabilito la lentezza”.
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