La tragedia ad alta quota risale al 18 gennaio 1988, quando il Metroliner precipitò nei pressi di Bayfield, negli Stati Uniti d’America.
Il disastro aereo del 18 gennaio 1988 riporta il nome di Trans-Colorado Airlines 2286. Quel giorno il volo di linea passeggeri nazionale – effettuato dalla compagnia aerea Trans-Colorado per conto della Continental Express 2286 – sarebbe dovuto partire dalla stazione di Denver, in direzione di Durango; sempre in Colorado, negli Stati Uniti d’America. Come da programma, il giorno della tragedia l’aeromobile lasciò l’aeroporto di partenza con a bordo 17 occupanti, suddivisi in 15 passeggeri e 2 membri dell’equipaggio. Tuttavia, a causa di un errore umano all’interno della cabina di pilotaggio, il Metroliner – numero di registrazione N68TC – non riuscì mai ad atterrare in modo sicuro e si schiantò al suolo nei pressi di Bayfield. Il bollettino delle vittime segnò 9 morti e 7 feriti.
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Le dinamiche dell’incidente e le indagini
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Il Volo Trans Colorado 2286 coinvolse un Fairchild Metro III, velivolo a doppio turboelica numero di registrazione N68TC . Progettato nel lontano 1981, l’aeromobile fu acquistato dalla Trans Colorado Airlines nel 1986. Al momento dell’incidente il Metro III aveva collezionato circa 12 000 ore di volo. Fino ad allora, apparecchi simili al Metroliner erano sprovvisti di registratore vocale o registratore dati di volo all’interno della cabina di pilotaggio. A seguito della tragedia la strumentazione fu installata su tutti gli aerei su richiesta della Federal Aviation Administration.
Il 18 gennaio 1988 il volo 2286 abbandonò la stazione Stapleton di Denver alle ore 18:20 locali. 40 minuti dopo, a causa del maltempo e della scarsa visibilità nell’aeroporto di destinazione, la torre di controllo consigliò ai piloti del Fairchild Metro III di effettuare un atterraggio strumentale (ILS) alla pista 2 di Durango o di intraprendere una manovra non di precisione alla pista 20. Tra le due opzioni il pilota Silver optò per la seconda alternativa per risparmiare tempo. Difatti, l’ILS avrebbe richiesto necessariamente il backtracking, manovra di rullaggio che avrebbe allungato di 10 minuti la durata del volo.
L’autorizzazione di avvicinamento arrivò alle ore 19:03. Durante la discesa, il primo ufficiale effettuò un repentino cambio di quota di 910 metri al minuti, di tre volte superiore alla velocità standard consigliata per l’avvicinamento. L’atterraggio alla pista 20 fu consentito alle 19:14, quando l’aereo raggiunse l’altitudine di 4300 metri. L’aeromobile continuò a scendere fino a toccare suolo e rollò diverse volte prima di ritoccare terra. Il volo 2286 alla fine si fermò a circa cinque miglia dall’aeroporto. Un sopravvissuto camminò tra la neve per oltre un miglio nel disperato tentativo di chiedere aiuto. Tra le 9 vittime vi sono entrambi i piloti e 7 passeggeri.
L’inchiesta fu affidata alla National Transportation Safety Board (NTSB), i cui ispettori appurarono il fattore contribuente all’incidente nell’incapacità dell’equipaggio di effettuare la manovra di discesa in maniera corretta.