Antonio e Stefano Maiorana scomparvero nel nulla il 3 agosto del 2007 da Isola delle Femmine (Palermo): il loro è un giallo ancora irrisolto.
Lavoravano in un cantiere edile a Isola delle Femmine (Palermo) Antonio Maiorana e suo figlio Stefano, rispettivamente 47 e 22 anni. Era il 3 agosto del 2007, quando dissero che si sarebbero allontanati per massimo mezz’ora, ma in realtà i due non fecero mai più fatto ritorno.
La famiglia presenta denuncia di scomparsa ed immediatamente vengono attivate le indagini. L’ipotesi è che possa essersi trattato di un omicidio, ma con il tempo alla vicenda si aggiungono altri numerosi tasselli. Lupara bianca o un omicidio compiuto da chi voleva liberarsi da un ricatto?
Un labirinto il caso Maiorana, quello della coppia di padre e figlio scomparsi il 3 agosto del 2007 da Isola delle Femmine (Palermo).
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Di Antonio e suo figlio Stefano, rispettivamente 47 e 22 anni, si pensò potessero essere stati vittime di un omicidio ed il movente un presunto ricatto di Antonio a due imprenditori della zona.
Ma procediamo con ordine. I giorni immediatamente successivi alla scomparsa gli inquirenti pensarono ad un allontanamento volontario, ma man mano che le indagini procedevano e le voci di Paese ascoltate, sulla sparizione si insinuò l’ombra della mafia. Ma perché? Antonio Maiorina aveva avuto stretti contatti con Vito Ciancimino, ex Primo Cittadino di Palermo. Non solo era anche divenuto consulente della Calliope Immobiliare, le cui quote di maggioranza – dopo averle acquistate- aveva deciso di intestare alla compagna Karina André. Quest’ultima era la donna con cui Antonio aveva intrecciato una relazione all’esito della separazione con sua moglie. Il passaggio delle quote era avvenuto pochi giorni prima della scomparsa: una strana coincidenza per gli inquirenti.
Ma non è tutto: pare che Karina, il 6 agosto, si recò insieme al figliastro Marco Maiorana dai nonni paterni di quest’ultimo per consegnare loro una busta e chiedendogli di conservarla fin quando non sarebbe tornata. Cosa conteneva? Era davvero così importante? Si, forse lo era. Ma lo si scoprirà soltanto nel 2016 quando per l’omicidio di Antonio e Stefano Maiorana vennero iscritti nel registro degli indagati Francesco Paolo Alamia e Giuseppe Di Maggio. Stando a quanto riferì l’avvocato della famiglia Maiorana, Giacomo Frazzita, secondo la Procura, Antonio possedeva materiale scottante con cui ricattava i due imprenditori. Potrebbe essere questo il movente per cui sarebbe stato ucciso. Quanto a Stefano, era da considerarsi una vittima collaterale.
Nel corso delle indagini la compagna di Maiorana senior venne spesso sentita, ma la sua posizione venne sempre archiviata. Una famiglia stravolta dal dolore al quale si aggiunse anche quello della perdita di Marco, fratello di Stefano, nel 2009. Il ragazzo turbato e mai ripresosi dall’accaduto decise di suicidarsi lanciandosi dal balcone della casa in cui viveva con il fratello. Sui bordi di un fumetto gli inquirenti rinvennero alcune considerazioni ed esternazioni come quella di aver settato la memoria del portatile del padre insieme alla compagna di quest’ultimo. Su questa circostanza indagarono a fondo gli inquirenti ed in effetti scoprirono come fosse vero che il PC era stato ripulito. La persona che si occupò di effettuare l’operazione confermò che fu la donna a chiedergli di rimuovere tutto perché all’interno c’erano delle immagini intime che non voleva venissero viste dagli inquirenti né tantomeno che potessero finire divulgate.
Il fascicolo Maiorana più volte sul punto di essere archiviato, venne definitivamente chiuso. Peraltro circa 3 anni fa uno degli indagati è venuto a mancare. Ogni scampolo processuale si pose in capo esclusivamente a Giuseppe Di Maggio. Nonostante l’opposizione dell’avvocato Frazzita il caso è stato archiviato dal Gip di Palermo.
La pista mafiosa, però, non venne mai del tutto esclusa. Numerosi i pentiti di Cosa Nostra a cui i magistrati chiesero della vicenda Maiorana. Anche il figlio di Vito Ciancimino, collaboratore di giustizia, parlò di Antonio dicendo come si erano conosciuti.
Dei corpi di padre e figlio, però – se realmente si sia trattato di omicidio- nessuna traccia. Una speranza che potessero essere stati trovati si riaccese quando nella diga Garcia (Palermo) vennero rinvenute due salme in avanzato stato di decomposizione. Purtroppo per i familiari, però, all’esito dell’esame del DNA venne esclusa ogni corrispondenza.
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Altri corpi vennero associati alla coppia di padre e figlio, come quelli in Spagna avvolti in un tappeto poi certificato non essere i loro.
Quello di Antonio e Stefano Maiorana resta un giallo irrisolto. La loro scomparsa resta avvolta in un alone di mistero ed il caso è stato archiviato.
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