In coma per 11 mesi a causa di un prolungato arresto cardiaco. Cristina Rosi si è risvegliata ma il suo percorso di guarigione è ancora lungo. La prima parola quando ha aperto gli occhi è la più dolce
La felicità della gravidanza e di quella piccola vita che cresceva dentro di lei, l’attesa entusiasta condivisa con il marito Gabriele Succi. Tutto spazzato via. Un arresto cardiaco prolungato incorso alla trentesima settimana di gestazione ha provocato danni serissimi alla giovane Cristina Rosi e alla sua bambina, Caterina, fatta nascere prematura con un parto casareo nel luglio 2020.
La donna, originaria della provincia di Arezzo, è rimasta in coma per undici mesi. Si trova da circa 8 settimane in una clinica austriaca, nei pressi di Innsbruck, specializzata in riabilitazioni per gravi danni neurologici. Pochi giorni fa è accaduto il fatto tanto sperato. Si è risvegliata e ha pronunciato, flebilmente, tre volte la stessa parola.
“Mamma” – la prima parola che, di solito, i bambini dicono quando iniziano a parlare. Come riportata a una nuova vita, è la stessa parola che ha pronunciato anche Cristina Rosi al suo risveglio dopo 11 mesi di coma.
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La giovane donna si trova in una clinica austriaca grazie ai proventi raccolti tramite il sito GoFundMe, che ha permesso di coprire le spese necessarie. L’autore della campagna è stato il marito che ha rilasciato questa dichiarazione: “Quasi non si riconosce Cristina adesso, è più distesa, le hanno tolto la tracheotomia, attraverso una pompa le stanno somministrando una medicina che dovrebbe portare ad altri progressi fisici e poi l’altra mattina le sue parole, non l’aveva mai dette così”.
L’uomo stava per dare il cambio alla suocera, la signora Mirella, che si trovava con la figlia da circa un mese e aveva necessità di tornare in Italia per la somministrazione del vaccino antiCovid, quando finalmente Cristina ha parlato.
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Al momento sono stati raccolti oltre 171mila euro; ne sono stati spesi, però, 104mila per il trasferimento, le visite mediche e la degenza per i primi tre mesi di permanenza nella struttura. “Qui ogni giorno fa fisioterapie robotiche, poi gradatamente vengono introdotti momenti di logopedia e altre attività, ma piano piano, e credo di non essere nemmeno a metà del percorso” – ha detto Gabriele Succi.
La raccolta fondi, quindi, non si ferma. Il percorso riabilitativo di Cristina è ancora lungo e il marito sta combattendo, inoltre, per avere un rimborso, almeno parziale, da parte della Regione Toscana.
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