La decisione del Ministero della Salute di riservare il vaccino AstraZeneca esclusivamente ai soggetti over 60 potrebbe rallentare la campagna vaccinale.
La speditezza della campagna vaccinale potrebbe subire un duro arresto all’esito della decisione assunta dal Ministero della Salute sul vaccino AstraZeneca. Il siero sarà somministrabile solo ai soggetti over 60. E coloro i quali non rientrano in tale categoria ma hanno già ricevuto la prima dose? Anche su tale punto le autorità sanitarie non avrebbero dubbi.
Campagna vaccinale, lo stop di AstraZeneca potrebbe comportare un rallentamento
I 900mila italiani, non over 60, a cui è stata somministrata la prima dose di AstraZeneca, completeranno il loro ciclo vaccinale con vaccini a mRna (Pfizer o Moderna). Questa la decisione assunta dal Ministero della Salute dopo le valutazioni effettuate sul siero svedese.
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Attualmente mancano all’appello quasi 26 milioni di persone che ancora attendono la prima dose, mentre 13,6 milioni sono in attesa del completamento del ciclo vaccinale. Di questi, appunto, 900mila con AstraZeneca ai quali, però, sarà effettuata la somministrazione eterologa.
Una decisione, questa, che potrebbe comportare un serio rallentamento dell’intera campagna ed il conseguente allontanamento dell’obbiettivo dell’immunità di gregge previsto entro l’autunno. Tuttavia parrebbero timori infondati, spiega il Governo – stando a quanto riporta Leggo– considerando la disponibilità di oltre 55 milioni di dosi di Pfizer e Moderna pronte all’arrivo. Eppure non è da sottovalutare il fatto che a stazionare, rimanendo inutilizzabili, saranno milioni di flaconi di AstraZeneca e Johnson & Johnson.
Ma la decisione del Ministero è, ormai, stata assunta sospinta soprattutto da quanto avvenuto a Genova dove una ragazza di soli 18 anni, a cui è stato somministrato AstraZeneca è morta a seguito di una trombosi. Stop, quindi, agli open day che qualora dovessero essere predisposti, dovranno comunque tener conto del rispetto di fasce d’età.
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Il commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, però, non nasconde la sua preoccupazione su di un possibile rallentamento della campagna vaccinale. Utilizzando la metafora di una sedia a cui viene meno una gamba, il generale afferma che senza un perno su cui si fondava la campagna è ovvio che qualcosa possa non andare per il verso sperato.
La speranza è ora riposta nel vaccino Curevac, il quale dovrebbe essere pronto per la fine del mese di settembre. Una circostanza che consentirebbe all’Italia di poter fare affidamento su altre 6,5 milioni di dosi.