Il gruppo si è riunito per sporgere denuncia contro il sito pornografico e la sua società MindGeek. Coinvolti anche minori.
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Agghiacciante notizia dalla California, dove 34 donne si sono riunite per sporgere denuncia contro Pornhub e la sua società MindGeek. Secondo quanto riportano i media locali, il famoso sito e la proprietà canadese sono stati accusati per condivisione impropria in rete di materiale pornografico relativo a video di stupri e abusi sessuali. Tra le vittime coinvolte vi sono anche minori. Stando a quanto si legge nel documento ufficiale, i legali puntano il dito contro l’azienda e uno dei suoi innumerevoli siti poiché l’intento della pubblicazione non è mera pornografia in sé, quanto una vera “impresa criminale”, il cui business è sorretto da un losco modello di sfruttamento a scopo di lucro di contenuti sessuali non consensuali. A seguire i dettagli.
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Non è la prima volta per Pornhub
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Il gruppo ha accusato Pornhub di aver instaurato un vero e proprio impero fraudolento di contenuti non consensuali in cui sarebbero coinvolti anche minori. Nella denuncia si parla difatti di 14 persone allora minorenni, quali vittime di atroci episodi di aggressioni e stupri. Oltre all’accusa di traffico e violenza sessuale infantile, i video pubblicati sul noto sito pornografico avrebbero obiettivi diffamatori, spesso collegati a meccanismi psicologici perversi oltre all’abuso fisico. Non a caso, la maggior parte dei video incriminati sono vili atti di “revenge porn“, caricati per mano di ex, fidanzati o molestatori.
La società MindGeek è leader di più di cento siti pornografici, case di produzione specializzate e vari marchi corrispondenti, tra cui Pornhub, RedTube, Tube8 e YouPorn… per un traffico di oltre 3,5 miliardi di visite al mese. La risposta da parte del gigante online non è tardata: la società del controverso impero del porno ha confutato e fermamente smentito le accuse ai media statunitensi, bollandole come “assolutamente assurde” e “categoricamente false”. Eppure, non è la prima volta per Pornhub.
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Lo scorso anno, l’inchiesta riportata dal New York Times ha provocato la limitazione di funzioni e contenuti per alcuni abbonati al sito.
Fonte Strait Times