Daniela Romano è scomparsa da Mesagne (Brindisi) il 24 settembre del 1997 insieme alla madre Antonia Calò: il loro resta ancora un giallo irrisolto.
Daniela Romano e la madre Antonia Calò scomparvero nel nulla il 24 settembre del 1997. Le due donne si allontanarono da casa a bordo di una Ford Fiesta bianca e di loro non si ebbe più alcuna notizia. A denunciare la scomparsa l’altra figlia, Annarita, il mattino seguente. Secondo quanto ricostruito all’epoca, con ogni probabilità le due non avevano intenzione di stare via per molto.
L’attività degli inquirenti si concentrò subito sulla vita privata di Daniela, scandagliata palmo a palmo. Emerse che la ragazza avrebbe potuto avere un impiego in una chat-line ma la famiglia smentì categoricamente tale circostanza.
Daniela Romano al momento della scomparsa pare non avesse un impiego e diverse volte si era trasferita. A Bari avrebbe affittato un appartamento a San Cataldo, all’interno di un residence ma pare vi abbia pernottato soltanto una volta.
Non solo, allo stesso tempo prese in locazione altre abitazioni. Tuttavia poco prima di svanire nel nulla pare avesse riferito di voler rientrare nella sua piccola Mesagne e di voler trovare un lavoro nelle vicinanze.
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I mesi passarono e gli inquirenti scoprirono che Daniela si stava frequentando con una persona. All’interno della casa di San Cataldo vennero, infatti, rinvenuti oltre che effetti personali di Daniela anche degli abiti da uomo. Fu Annarita a trovarli quando si recò nell’appartamento a settembre. Ad occuparsi del caso anche la redazione di “Chi l’ha visto?” a cui proprio la sorella di Daniela riferì che un tale Giuseppe il 14 settembre del 1997 aveva chiamato a casa loro per comunicare alla famiglia di aver accompagnato la donna in ospedale. Una notizia che non ebbe mai riscontro e che smentì la signora Calò, anch’ella lo ricordiamo scomparsa.
Su quel maledetto 24 settembre emersero nuovi elementi. Un meccanico riferì che la madre di Daniela si era recata da lui per chiedergli di dare un occhio alla macchina e verificare se la Ford fosse in grado di compiere diversi chilometri. La signora Calò disse che avrebbero dovuto affrontare un viaggio lungo e che per tale ragione voleva essere certa che il veicolo fosse in ordine. Le dichiarazioni del meccanico vennero raccolte dagli inquirenti i quali ritennero potessero essere utili ai fini delle indagini.
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Purtroppo, nonostante le ricerche delle due donne non si ebbe più notizia. Due anni più tardi il padre di Daniela trovò all’interno del garage della loro abitazione un quaderno nel quale erano contenute le chiavi del residence, una ricevuta ed un libretto al portatore pari a 10 milioni, nonché 320 mila lire in contanti. In un’altra scatola trovò una cifra quasi simile a quest’ultima.
Ponendo una lente di ingrandimento nelle maglie della vita di Daniela emerse che la ragazza a Lecce si era costruita una vita parallela. Aveva locato diversi appartamenti e poco prima di svanire nel nulla si era accompagnata ad un uomo mai identificato. Possibile si trattasse di quel Giuseppe che chiamò casa Romano nel settembre del 1997? Questa è una circostanza che non ebbe mai riscontro.
Il padre di Daniela nonché marito della signora Calò ritenne che la sparizione fosse da addebitare alla vita della figlia. Un po’ sregolata, un po’ sulle righe. La moglie potrebbe essere stata una vittima collaterale di qualche situazione sfuggita di mano alla figlia.
Delle due donne da quel maledetto giorno di settembre si perse ogni traccia. Nessun indizio, nessun elemento che potesse dare alla famiglia uno spiraglio di speranza. A dieci anni dalla scomparsa, seguendo l’iter di legge, delle due donne venne dichiarata la morte presunta.
Riguardo quell’uomo, della sua identità, gli inquirenti non riuscirono ad avere alcuna informazione. Non ci fu nessun elemento in grado di portare le indagini a scoprire di più su di lui.
È possibile che c’entri qualcosa? Perché non si è mai fatto avanti? La famiglia più volte ha provato a lanciare accorati appelli al suo indirizzo nella speranza che l’uomo potesse rivelare qualcosa in più. Purtroppo, però, ciò non è mai accaduto.
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