Siccità, esodi, malnutrizione ed estinzioni: queste sono le principali conseguenze del riscaldamento globale previste dagli esperti dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change. Questo mercoledì 23 giugno, l’organismo delle Nazioni Unite adibito all’analisi scientifica del cambiamento climatico ha presentato una bozza di rapporto relativo alle fatali conseguenze del riscaldamento globale.
Durante la conferenza stampa i membri delle Nazioni Unite hanno dichiarato che la maggior parte di questi effetti sono inevitabili nel breve termine e, in caso di mancato intervento, l’umanità è a serio rischio estinzione. Nonostante la parziale limitazione delle emissioni di CO2 favorite dall’emergenza coronavirus e il conseguente stallo internazionale; la situazione di confinamento mondiale è stata ininfluente. L’aumento delle temperature medie registrato a partire dalla metà del 19° secolo sta difatti aumentando sensibilmente e l’impatto sul Pianeta è davvero grave. L’allarme rosso è ormai alle porte.
A seguire i fattori più a rischio.
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Tra le conseguenze più allarmanti per la vita del nostro pianeta vi sono al primo posto siccità, esodi, malnutrizione ed estinzione. “La salute umana si basa su tre pilastri: accesso all’acqua, cibo e riparo. Tutti fattori ormai altamente vulnerabili.“, ha asserito la direttrice del Dipartimento dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e della salute all’interno dell’OMS Maria Neira. Tra queste, la siccità provocherà un pericolosissimo effetto domino sulla Terra. La carenza d’acqua colpirà prima i suoli, la cui infertilità stravolgerà i raccolti; in particolare quelli relativi al riso e ai cereali, privando milioni di produttori del loro sostentamento, nonché milioni di persone della loro dieta principale. Secondo le stime rilasciate nella fonte ufficiale, in totale 80 milioni di persone in più saranno a rischio fame entro il 2050, ai quali si aggiungeranno altri 10 milioni di casi relativi alla malnutrizione infantile o al rachitismo in Africa e in Asia.
La siccità innescherà forti ondate migratorie, costringendo intere popolazioni all’esodo. In merito l’IPCC stima dai 30 ai 140 milioni il numero degli sfollati in Africa, Sud-Est asiatico e America Latina all’inizio del 2050. All’origine degli spostamenti ci sono anche altre minacce, quali l’innalzamento globale del livello del mare e la presenza abituale di cicloni sulle coste. Infine, gli esperti delle Nazioni Unite indicano una potenziale proliferazione di malattie, trasmissibile soprattutto attraverso le punture di zanzara. Entro il 2050, metà degli abitanti del pianeta potrebbe quindi essere esposta a dengue, febbre gialla o virus come lo zika.
Nonostante le previsioni catastrofiche, la speranza non si spegne nell’IPCC: “è necessaria una trasformazione radicale dei processi e dei comportamenti a tutti i livelli: individui, comunità, aziende, istituzioni e governo.”
Fonte France 24
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