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Casi

Scomparsi | Mariano Paolo Tregnaghi: un giallo irrisolto intrecciato con un omicidio

Mariano Paolo Tregnaghi è scomparso da Verona il 5 agosto del 1996: il suo caso si lega ad un omicidio e ad un ragazzo di origini balcaniche.

Mariano Paolo Tregnaghi (Chi l’ha visto?)

Aveva 35 anni Mariano Paolo Tregnaghi quando scomparve nel nulla il 5 agosto del 1996. Era un uomo che conduceva una vita ordinaria, senza eccessi. Anzi, tutt’altro: era sagrestano presso una parrocchia di San Zeno.

Nell’agosto del 1996 decise di lasciare la sua amata Verona per trasferirsi a Pola dove, insieme ad un amico voleva aprire un negozio di frutta e verdura. La sua famiglia, ad un certo punto di lui non ebbe più notizie. Quello di Mariano Paolo Tregnaghi divenne un caso di cronaca quando la sua storia si intrecciò con l’omicidio di Ottavio Zaggia, un imprenditore di Vicenza e per il quale venne arrestato un giovane croato Milomar Bates. Ma perché questa connessione? Qual è il filo che unisce le due vicende?

Mariano Paolo Tregnaghi scomparso da Verona il 5 agosto del 1996

La storia di Mariano Paolo Tregnaghi è una di quelle che vanno raccontate a partire dalla fine, perché è proprio dall’epilogo di una vicenda che nasce il suo giallo.

(ChiccoDodiFC – Adobe Stock)

È la storia un uomo ammazzato e di uno il cui corpo non è mai stato ritrovato, di cui non si sono avute più notizie. Si tratta di due casi connessi, a loro insaputa. Perché con ogni probabilità Tregnaghi e Zaggia non si sono mai conosciuti. Eppure il destino ha deciso che dell’uno non si può parlare senza citare l’altro.

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Questa vicenda, da narrarsi all’incontrario, inizia nel maggio del 1997. Dei cercatori di lumache si ritrovarono in un campo di Ronco all’Adige in provincia di Verona. Invece, però, di un lauto bottino purtroppo trovarono il corpo di un uomo. Era privo di vestiti, incaprettato con dei fili elettrici.

Un rinvenimento agghiacciante che condusse i poveri avventori a contattare immediatamente le Forze dell’Ordine. Le indagini scattarono immediatamente, ma il corpo era in avanzato stato di composizione e non c’erano elementi che ne consentivano l’identificazione se non una fede. Una manna dal cielo per gli investigatori che grazie a quell’anello scoprirono trattarsi di Ottavio Zaggia, un imprenditore 55enne di Vicenza, la cui moglie ne aveva denunciato la scomparsa circa un mese prima.

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L’uomo era stato, quindi, sepolto sotto pochi metri di terra con mani e piedi legati. Dall’ispezione cadaverica, rei anche gli anni e gli strumenti a disposizione degli inquirenti ancora poco avanzati, non emerse nulla, nessuna traccia.

Se non fosse che sempre il destino aveva deciso che qualcos’altro doveva emergere. In quei giorni si presentò in caserma un uomo che denunciò ai carabinieri di essere stato rapinato da un ragazzo di origini slave dopo essere stato narcotizzato. Questo giovane frequentava gli ambienti omosessuali della zona e lo aveva invitato in casa per un caffè. Dopodiché il vuoto: si sarebbe ritrovato nudo in strada, senza i suoi preziosi e senza portafoglio.

Quell’uomo aveva un nome, si chiamava Milomir Bates e viveva a Tombazosana, Ronco all’Adige. Non era slavo bensì croato. Ma soprattutto la sua abitazione era poco distante da dove venne rinvenuto il corso di Ottavio Zaggia. I Carabinieri effettuano una perquisizione e in casa di Bates trovano gli stessi fili elettrici con cui l’imprenditore 55enne era stato legato. Non solo, anche il suo orologio. Il ragazzo viene, quindi, arrestato. Ma c’è dell’altro, pare abbia anche usato il bancomat di Zaggia ed in diverse occasione.

Bates ammise tutto: di conoscere l’imprenditore, di averne preso l’orologio, di aver speso il suo denaro, ma mai di averlo ucciso. Ed in effetti, questa fu una circostanza che mai venne provata, neppure in tribunale dove venne condannato esclusivamente per occultamento di cadavere.

Ed è dalla morte di Zaggia, allora – e qui si torna al principio- che spunta il caso di Mariano Paolo Tregnaghi. Il 5 agosto del 1996 scomparve nel nulla. L’uomo, sagrestano a San Zeno e che aveva quale unica confidente una zia, divenne un fantasma. Fu proprio la donna, Elsa, ad iniziare le sue ricerche.

Il giovane aveva difficoltà a trovare un lavoro a causa di un handicap – gli mancavano tre dita ad una mano- così aveva deciso di trasferirsi e dare una svolta alla sua esistenza. Stando a quanto riportato da un articolo de Il Corriere della Sera, Tregnaghi dopo essersi licenziato da una cooperativa conobbe un ragazzo straniero, Massimo si faceva chiamare. In realtà gli inquirenti scoprirono che il suo nome era proprio Milomar Bates.

Elsa contattò quest’ultimo dopo che del nipote non aveva più avuto alcuna notizia e lui disse che Mariano si era trasferito a Pola perché insieme volevano aprire un negozio di frutta e verdura. Ma a Pola, Mariano non sarebbe mai arrivato. Eppure qualcuno avrebbe voluto far credere alla famiglia l’esatto contrario. Un giorno, una persona – qualificatasi come avvocato- chiamò dicendo che Mariano era stato arrestato in Croazia. Circostanza, questa, che non ha mai avuto un riscontro.

Elsa decise allora di recarsi nella casa di famiglia dove Mariano si era trasferito dopo aver lasciato Verona, ma li con sua somma sorpresa la ritrovò svuotata di ogni bene. L’unica traccia lasciata dal nipote è il suo bancomat ed i movimenti effettuati con quest’ultimo. Ma chi lo stava utilizzando? Ad usarlo era Bates: i carabinieri nel corso della perquisizione in casa sua, dopo il ritrovamento del corpo di Ottavio Zaggia, lo trovarono in casa del croato. Milomar si difese dicendo che era stato Mariano a consegnarglielo come risarcimento per un incidente che avevano avuto. In realtà gli inquirenti scoprirono ben altro ossia che il sagrestano aveva chiesto un prestito e che parte di quei soldi li aveva utilizzati “Massimo”.

Bancomat (Foto di planet_fox da Pixabay)

Le indagini, purtroppo, si fermarono. Una pista che non portò a nulla. Di Mariano Paolo Tregnaghi non si ebbe più alcuna notizia. Scomparso? Morto? Ucciso? Il suo resta un giallo.

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