Il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità attesta un’incidenza dei casi in calo ma si temono le varianti
In Italia la situazione sulla pandemia desta preoccupazione sul fronte varianti. I dati rinvenuti a proposito dell’andamento dei contagi mostrano una diminuzione dei casi positivi al SARS-CoV-2 ma la variante Delta, purtroppo, è in aumento nel nostro Paese.
I focolai in Italia appaiono ancora piuttosto circoscritti ma sono in molti a temere una “nuova ondata”. Per questo, si rende necessario un sempre più massiccio tracciamento oltre che una sempre più elevata copertura vaccinale della popolazione.
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In Italia continua fortunatamente a registrarsi un calo dell’Rt giunto allo 0.63 rispetto allo 0.69 della settimana precedente. Il numero dei contagi, inoltre, si attesta a 9 casi ogni 100 mila abitanti. Una situazione rassicurante dunque per un verso ma, con l’andamento delle varianti, continua a riaffacciarsi lo spettro di una nuova ondata.
Aumentano, infatti, i focolai della variante Delta, ormai presenti in quasi tutte le regioni italiane, ed i tecnici ritengono sia necessario non solo un costante tracciamento, che consenta di mantenere la situazione sotto controllo, ma anche il raggiungimento di una ben più ampia copertura vaccinale. Attualmente, le dosi di vaccino somministrate ammontano ad una percentuale dell’88,5% del totale di quelle consegnate: 58.887.450. Coloro che hanno ricevuto la seconda dose ammontano a 19.080.865, corrispondenti al 35,33% della popolazione over 12.
In generale, comunque, l’aumento dei contagi a causa delle varianti solleva preoccupazione, anche per i più giovani nei quali è stata maggiormente riscontrata, “a meno che non rimaniamo disciplinati“, riferisce Hans Kluge, il direttore regionale dell’Oms per l’Europa. Appare sempre più opportuno quindi sollecitare la seconda dose del vaccino e molti Paesi europei, tra cui Francia e Gran Bretagna, stanno già procedendo in tal senso. Anche in Italia, inoltre, tracciamento e sequenziamento dovranno essere ormai una priorità.
I numeri insomma, al momento ancora sotto controllo, potrebbero aumentare e la variante “indiana” potrebbe diventare dominante come già in altri Paesi europei.
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