Sempre più chiarezza sulla malattia che ha lentamente allontanato Raffaella Carrà dalla vita e su quel sofferto segreto che il mondo ignorava.
Una vitalità senza confini di un’artista completa, poliedrica, all’avanguardia e soprattutto il coraggio di chi non ha mai voluto darsi per vinta anche nei momenti più difficili. E’ un barlume di luce sofferente quello che lentamente tenta di farsi strada quest’oggi, a meno di ventiquattr’ore di distanza da quella che si va via via affermandosi come un’inaccettabile scomparsa. La perdita, per l’intero globo, di Raffaella Carrà.
Quel mondo, che l’ha gentilmente accolta in tutta la sua arte ed amata intensamente per il suo spirito intraprendente e miracolosamente moderno. Un’artista che ha saputo sdoganare senza troppe forzature un’alta censura vigente nella televisione dei suoi primi anni di carriera. Alcune testimonianze, di persone che hanno avuto l’opportunità di essere al fianco di Raffaella negli ultimi attimi della sua esistenza, hanno iniziato a far luce sulla malattia che ha irrimediabilmente causato la scomparsa di quella che sarà sempre ricordata come la sua innata ed abbagliante meraviglia. In seguito alle parole tristemente pronunciate da Sergio Japino lo scorso 5 luglio, in cui egli annunciava pubblicamente la dipartita di Raffaella, si è poi aggiunta una successiva riflessione.
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Si tratta di un excursus sul passato dell’artista a tutto tondo, che verte ad esaminare con la dovuta ammirazione lo stoico coraggio dimostrato dalla Carrà nell’affrontare in silenzio quel dolore che poi l’avrebbe portata via per sempre.
Japino accennerà perciò in tal modo, quanto delicatamente, sulla malattia della Regina della televisione italiana. “Da qualche tempo aveva attaccato quel suo corpo così minuto eppure così pieno di straripante energia. Una forza inarrestabile la sua, che l’ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all’ultimo non l’ha mai abbandonata, facendo sì che nulla trapelasse della sua profonda sofferenza”. La Raffaella nazionale avrebbe per tal motivo preferito tenere all’oscuro la sua moltitudine di figli sparsi in ogni dove su quel dolore cimentandosi in quello che è senza dubbio, ad oggi, riconosciuto come: “un’ennesimo gesto d’amore verso il suo pubblico“. Ed in egual misura: “verso coloro che ne hanno condiviso l’affetto. Affinché il suo personale calvario non avesse a turbare il luminoso ricordo di lei“.
Chi ha potuto testare il suo illimitato amore per il prossimo e per i membri della sua famiglia, può ricordare di certo con nostalgia la grande cura che Raffaella ebbe, oltre a voler adottare numerosi bambini non avendo la possibilità di divenire mamma in senso letterale del termine, a prendersi cura invece, come soltanto una mamma può fare, dopo la prematura scomparsa del fratello, dei suoi due nipotini. Uno spirito dunque inimitabile, che ha saputo combattere con la sua gentilezza. Una presenza che non smetterà mai di far avvertire la sua mancanza.
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