La tragedia ad alta quota risale al 6 agosto 2005, quando l’ATR 72 effettuò un ammaraggio sulla costa di Punta Raisi.
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Un’altra tragedia ad alta quota menzionata nell’archivio dell’aviazione riguarda il Tuninter 1153. Quel 6 agosto 2005, il volo charter era stato programmato con decollo dall’aeroporto di Bari-Palese (Italia) alle ore 12:32 UTC, con destinazione Gerba-Zarzis (Tunisia). La rotta aerea supervisionata dalla compagnia tunisina Tuninter fu affidata a un ATR 72. Il giorno dell’incidente, il velivolo di linea trasportava a bordo 39 occupanti, suddivisi in 35 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio.
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L’aeromobile non riuscì mai ad atterrare all’aeroporto di destinazione ed effettuò un ammaraggio di fortuna alle ore 13:37 UTC in prossimità dell’aeroporto di Palermo, al largo della costa di Punta Raisi. La commissione d’indagine appurò il fattore contribuente al disastro in un errore di manutenzione con conseguente esaurimento del carburante a bordo. L’inosservanza si rivelò fatale per 16 occupanti. Al drammatico bollettino si aggiunsero anche 11 feriti; 23 il numero dei sopravvissuti.
Secondo le ricostruzioni, l’aereo effettuò una partenza regolare, raggiungendo la quota di crociera a 7 000 metri. I problemi iniziarono 50 minuti dopo, quando si spense improvvisamente il motore di destra. Alle 13:21:36 l’equipaggio ottenne dalla torre di controllo l’autorizzazione e scesero a quota 5 200 metri. In seguito, l’incubo: alle 13:23 si spense anche il motore sinistro. Con i propulsori in avaria, l’equipaggio chiese ai controllori del traffico l’atterraggio di emergenza all’aeroporto di Palermo e dichiarò lo stato di emergenza, prontamente ricevuto dal Controllo di Volo di Roma. L’ultima comunicazione risale alle 13:33, quando il centro di avvicinamento informò il comandante di essere prossimo distante dall’aeroporto di Palermo di 37 chilometri.
Dall’analisi della scatola nera e dei registratori di volo, aperti il 10 settembre 2005 presso i laboratori tecnici dell’ANSV, la commissione d’indagine appurò nel rapporto del 16 gennaio 2008 l’esaurimento del combustibile quale principale causa del disastro. L’assenza è stata provocata a un’inosservanza nelle attività di manutenzione della struttura: tra queste si rivelò fatale l’errata installazione di un indicatore non adatto a velivoli di tipo ATR-72 e una serie di errori da parte dei membri dell’equipaggio.
L’equipaggio si dimostrò poco esperto e irrispettoso delle procedure operative relative alla verifica del carburante a bordo. Inoltre, gli aviatori non sistemarono adeguatamente le eliche dell’ATR 72, incrementando il rischio di resistenza all’aria dell’aeroplano e rendendo di fatto impraticabile l’atterraggio. Entrambi i piloti, il comandante Chafik Gharby e il copilota Ali Kebaier, furono condannati a 10 anni di reclusione. La sentenza del 23 marzo 2009 condannò inoltre a 9 anni il direttore generale della Tuninter Moncef Zouari e il direttore tecnico Zoueir Chetouane.
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Tra gli accusati vi fu anche il responsabile del reparto di manutenzione Siala Zouehir, il meccanico Nebil Chaed e il responsabile della squadra manutenzioni Rhouma Bal Haj, tutti condannati a 8 anni.