Il 23 maggio la cabina numero 3 della funivia Strasa-Mottarone precipitava causando la morte di 14 persone. Oggi si continua ad indagare
Era il 23 maggio scorso quando la funivia Stresa-Mottarone ha ceduto nel tratto in cui transitava la cabina numero 3; nella cabina erano presenti 15 persone e ne sopravviverà solo 1: il piccolo Eitan Biran. Dopo un volo di circa 20 metri, a poca distanza dall’arrivo sulla vetta, la cabina si arresterà in un tratto boschivo.
Oggi, a quasi due mesi di distanza dall’incidente, le indagini continuano alla ricerca dei responsabili. Gabriele Tadini, un caposervizio indagato per l’incidente, sarebbe l’unico rimasto agli arresti domiciliari dopo la conferma dell’inserimento dei forchettoni per il blocco dei freni.
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Indagato per il disastro anche Luigi Nerini, gestore dell’impianto Stresa-Mottarone, che ha dichiarato di essere sempre stato presente durante le attività degli impiegati delle funivie, ma di non essersi mai accorto di alcuna anomalia in quanto non informato dei fatti. L’imprenditore ha dichiarato di non essersi mai interessato di dettagli tecnici e di essere sempre stato completamente ignaro circa il blocco del sistema frenante.
Nerini ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del disastro dai carabinieri: quel giorno avrebbe solo sentito da Tadini l’ordine di bloccare tutto ma, alla domanda sul perché di quella decisione, non avrebbe ottenuto alcuna risposta. Se avesse avuto il sospetto di qualche malfunzionamento – dichiara Nerini – avrebbe “aspettato, al massimo avrei sollecitato l’assistenza, ma l’avrei fermata“.
“Ero il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via” – avrebbe dichiarato – “ma stavo sempre nell’ufficio di Carciano. Da qui potevo vedere l’impianto attraverso le telecamere. Vedevo le cabine partire”. Ad un certo punto, però, l’imprenditore avrebbe visto arrivare i carabinieri e, da questi, avrebbe appreso della caduta della funivia. Un disastro di cui si sarebbe reso conto arrivando sul luogo dell’incidente.
Giunto sul posto, Gabriele Tadini gli sarebbe andato incontro dicendogli che “era colpa sua e che aveva fatto una stupidaggine”.