Non si arresta la violenza all’indomani dell’arresto dell’ex presidente Zuma. Incontrollabili le rivolte, alimentate dalla crisi economica e sociale del Paese.
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Non si arresta l’ondata di violenza in Sudafrica, scoppiata lo scorso giovedì sera, giorno dell’arresto di Jacob Zuma. L’ex presidente del Paese si è consegnato alla polizia ed è stato giudicato colpevole di frode dalla Corte Suprema. L’ultima accusa dell’imputato si inserisce in un’ampia lista, la cui stima conta circa 738 capi d’imputazione relativi a reati di estorsione, corruzione e illegalità, quali riciclaggio di denaro, traffici illeciti ed evasione fiscale.
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La sentenza ha pertanto condannato il politico sudafricano a 15 anni di carcere. La decisione della Corte di Appello e il conseguente trasferimento di Zuma all’Estcourt Correctional Centre, nella sua provincia natale KwaZulu-Natal, non sono stati però ben accolti dai sostenitori pro-Zuma. La pena ha inoltre provocato importanti divisioni all’interno dell’ANC (Congresso Nazionale Africano), il partito di Nelson Mandela.
Dall’8 luglio continua a crescere la tensione in Sudafrica; mentre aumenta il bilancio delle violenze con l’ultimo aggiornamento di 72 morti tra scontri, fiamme e saccheggi. Secondo quanto riportano le fonti ufficiali di polizia citate dai media locali, la maggior parte delle vittime ha perso la vita a causa di “fughe precipitose durante atti vandalici e saccheggio di negozi e centri commerciali.” Altri decessi sono associati a esplosioni in prossimità di sportelli bancomat e colpi d’arma da fuoco sparati sulla strada.
Le immagini circolanti sul web mostrano un Paese dilaniato da una profonda crisi sociale ed economica. Gli effetti sono devastanti e le foto catturano la realtà scioccante dei disordini tra vetrine in frantumi e automobili bruciate. La maggior parte degli scontri ha avuto come epicentro Johannesburg, la terza città più popolosa del Paese e capoluogo della provincia di Gauteng, dove si contano almeno 45 decessi.
Di fronte al rapido incremento della violenza, le autorità locali hanno ritenuto necessario l’ampio intervento dell’esercito: 2.500 i soldati schierati; 1.234 gli arresti contati finora.
Fonte BBC
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