Svolta nelle indagini sulla morte della missionaria Nadia De Munari

Svolta nel caso di Nadia De Munari, la volontaria vicentina uccisa a colpi di machete a Nuevo Chimbote, in Perù

 

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Finalmente una svolta nelle indagini sulla morte della volontaria vicentina Nadia De Munari, morta a causa dei colpi ricevuti nella notte tra il 20 e il 21 aprile 2021 a Nuevo Chimbote, in Perù. La donna è stata aggredita durante il sonno e, pur condividendo l’alloggio con altre ragazze, queste ultime, trovandosi in un’ala diversa, non hanno né visto né udito nulla quella sera.

Ritrovata al mattino, ricoperta di sangue ma ancora viva, verrà condotta rapidamente all’ospedale di Lima ma morirà qualche giorno dopo, il 24 aprile, per quei colpi di machete che non le hanno lasciato scampo. Un massacro assurdo corredato anche di un tentativo di strangolamento.

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Arrestate 4 persone appartenenti alla stessa comunità della volontaria

 

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Svolta nel caso del brutale assassinio della volontaria cinquantenne, originaria di Schio, che, nello scorso aprile, è stata brutalmente assassinata a colpi di machete. La donna ha perso la vita nell’ospedale di Lima dopo i tentativi, purtroppo rivelatisi inutili, messi in atto dai medici che l’avevano operata.

Inizialmente le indagini si erano concentrate attorno all’ipotesi di una rapina ma i risultati, ben presto, hanno condotto all’arresto di quattro persone appartenenti alla comunità di cui faceva parte la volontaria originaria di Schio. Sarebbero persone che la vittima conosceva bene, dunque, quelle implicate variamente nel feroce massacro.

La cinquantenne prestava servizio come missionaria laica all’Operazione Mato Grosso, un’iniziativa portata avanti a favore delle popolazioni bisognose dell’America Latina. La donna era occupata in particolare nella gestione di 6 asili e 1 scuola elementare nella cosiddetta sabbia dell’”Invasione”, il nome con cui i peruviani chiamano questa baraccopoli. Secondo quanto dichiarato da padre Armando Zappa, parroco della chiesa del posto, la donna era preoccupata per la condizione in cui versavano i bambini.

 

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Le sue ultime parole, rese in confessione, sarebbero state “Padre, non ce la faccio più, il male è troppo forte e distrugge il bene che cerchiamo di fare”.

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