Una carestia senza precedenti nella parte meridionale del Paese. L’alimentazione si basa su locuste, foglie di cactus e persino cinghie di cuoio.
Allarme carestia in Madagascar del Sud. Ondate di caldo, incendi e inondazioni sono solo alcuni tragici effetti del cambiamento climatico che si stanno riversando nello stato insulare circondato dall’oceano indiano. Sempre più sull’orlo di una profonda crisi umanitaria che rischia di restare invisibile, l’isola africana è ogni giorno piegata dalla fame e dalla siccità. Insufficienti precipitazioni atmosferiche e conseguente aridità del terreno distruggono i raccolti e devastano l’economia dei villaggi.
Il Madagascar è il primo paese a soffrire la fame a causa della siccità causata dal riscaldamento globale. “I malgasci non hanno contribuito al tragico fenomeno del cambiamento climatico” – ha denunciato Lola Castro, direttore regionale del WFP per l’Africa meridionale. – “Eppure sono loro a pagare il prezzo più alto.” I dati spaventano l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e il Programma alimentare mondiale (Wfp, World food program), i cui membri sono attualmente mobilitati a richiamare l’attenzione internazionale.
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Madagascar sull’orlo di una crisi umanitaria
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Attualmente più di un milione di abitanti soffre la fame. 14.000 di malgasci hanno persino raggiunto il livello cinque, ossia la “catastrofe vera a propria, quando la gente ha poco da mangiare.“, ha riferito Moumini Ouedraogo, capo del Programma Alimentare Mondiale (WFP) sull’isola. La fame sta già spingendo le persone a mangiare cactus crudi, foglie selvatiche, locuste e persino cinghie di cuoio.
La siccità resta il peggior fattore contribuente all’allarme carestia in Madagascar da almeno quarant’anni. Secondo quanto riporta la fonte ufficiale delle Nazioni Unite, il fenomeno, aggravato dal riscaldamento globale, ha “spazzato via i raccolti” e i terreni coltivabili sono stati trasformati in terre desolate dalle violenti tempeste di sabbia. “Abbiamo seminato i raccolti, ma non è mai piovuto.” – ha testimoniato all’Agence France Presse Sinazy, madre di otto figli – “Tutto ciò che è stato piantato è destinato a morire. Non abbiamo più niente.”
Principalmente basato sull’agricoltura, il Madagascar ha registrato conseguenze drammatiche anche nell’economia dei singoli villaggi. “La fame non è esito di guerre o conflitti, è il frutto del cambiamento climatico.” – ha sottolineato il Direttore Esecutivo del WFP David Beasley – “In questa regione […] vivono piccoli agricoltori, i pasti sono fatti in casa, ma a causa della siccità la gente non riesce a sopravvivere.” Accorso sul posto, l’alto funzionario ha paragonato la situazione in Madagascar simile a “un film dell’orrore.”
L’isola è afflitta dalla malnutrizione da diversi anni. Dal 1896 sono state registrate 16 crisi alimentari e ogni volta è sempre il meridione la parte più colpita del Paese. In merito, il presidente malgascio Andry Rajoelina ha annunciato il lancio di “141 grandi progetti” nei settori dell’agricoltura e della sanità, ma le iniziative potrebbero rivelarsi insufficienti a causa della considerevole criticità della situazione. L’ONU stima che occorrano oltre 67 milioni di euro per porre fine alla carestia.
Il WFP e le fonti delle autorità locali non hanno comunicato il bilancio delle vittime.
Fonte WFP