Riforma Giustizia, Mario Draghi vuole accelerare: la decisione del Premier

Riforma Giustizia, Mario Draghi diventa paciere: il Premier in contatto con i leader di maggioranza ed opposizione per trovare un’intesa.

Mario Draghi
Il premier Mario Draghi (Getty Images)

È ancora scontro sulla Riforma della Giustizia. Se da un lato c’è chi come Mario Perantoni -presidente della Commissione Giustizia della Camera- parla di “sintesi vicina” dall’altro la situazione di fatto direbbe l’esatto contrario.

Nella giornata di ieri, infatti, insistenti sono state le richieste delle varie fazioni politiche di apportare modifiche al testo di legge. Emendamenti su emendamenti che però non sembrerebbero frenare il Premier Draghi nella sua cavalcata di portare la riforma in Aula domani, venerdì 30 luglio. Obbiettivo lungimirante considerati gli evidenti contrasti.

Riforma Giustizia, il punto della situazioni: Draghi la vuole in Aula domani

Numerosi i contatti tra il premier Draghi ed il leader della Lega Salvini per cercare, dopo una giornata di scontri, di addivenire ad un punto di incontro.

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Matteo Salvini (Getty Images)

In particolare, il Carroccio insisterebbe sulla necessarietà di salvaguardare i processi per mafia e violenza sessuale. Non sono mancate le telefonate anche tra il Premier ed Enrico Letta. I dem sarebbero disposti a mediare per far sì che una riforma così tanto attesa veda la luce al più presto.

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Secondo quanto riporta la redazione di Sky Tg24, Giuseppe Conte avrebbe lavorato con i suoi parlamentari per scongiurare la possibilità di giungere al voto senza nulla sapere.

Il presidente del Consiglio, quindi, avrebbe affiancato il Ministro Cartabia dopo aver appurato che ogni approdo ad un accordo era sempre più lontano. La richiesta, quella di lavorare tutti verso un’unica direzione ed eliminare il fitto novero di emendamenti.

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La Lega, a questa chiamata, avrebbe risposto “presente!”. Matteo Salvini, riferisce Sky Tg24, si sarebbe detto concorde con premier, sottolineando come il suo partito sia intenzionato a sostenere la riforma. Unico biasimo è stato mosso al M5S il quale, ad avviso del Carroccio sarebbe reo di aver tentato “di piantare bandierine identitarie rallentando i lavori“.

Eppure solo poche ore prima l’opposizione si era espressa con un voto che lasciava presagire una posizione nettamente differente dal pensiero dispiegato. Un secco “no” al Governo nel momento in cui veniva chiesto di allargare l’operatività della riforma. Una circostanza che avrebbe posto sul testo il macigno di una nuova revisione in Camera.

Un fuoco incrociato quello tra i partiti che hanno iniziato a bocciarsi ripetutamente. Lega affonda emendamenti del Pd su patteggiamento e messa alla prova. FI rigetta l’ipotesi di una Corte d’Appello in composizione monocratica. Ma sulla prescrizione – tema rovente- nessuna parola se non quando Giulia Bongiorno ha scoccato il dardo: fuori dalla riforma non soltanto i reati di mafia e terrorismo, ma anche violenza sessuale e spaccio.

Nelle maglie si sono poi inserite anche le richieste delle associazioni. L’intergruppo sui diritti delle donne appoggia la Bongiorno. Legambiente, WWF ed analoghi vorrebbero la stessa linea per i reati contro l’ambiente.

Giuseppe Conte conferenza stampa
L’ex premier Giuseppe Conte (Getty Images)

Ore di fuoco per questa riforma tanto attesa, ma al contempo tanto discussa. Il Premier Draghi si è speso fino allo stremo affinché venisse trovato un punto d’incontro.

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