Intervista esclusiva a Kristian Cellini, ballerino e insegnante che attraverso le sue coreografie mostra la sua grandiosità
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Kristian Cellini è un artista che ha messo al primo posto l’amore per la danza, la sua più grande passione. All’età di cinquant’anni non è solo un ballerino ma anche un’insegnante che trasmette ai suoi allievi la voglia e la disciplina.
Per lui ballare e insegnare a farlo è il lavoro più bello del mondo, il rumore dei passi, la sala pronta ad accogliere gli artisti e la musica che rimbomba tra quattro mura. Per non parlare del palcoscenico, lì tutto prende un’altra piega.
Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo e ci ha raccontato alcuni dettagli del suo lavoro e alcuni progetti a cui sta lavorando.
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Kristian sei nuovamente protagonista del Teatro del silenzio, che emozione è?
Ritornare al Teatro del Silenzio è sempre emozionante nonostante sia la mia 10^ edizione. Ogni volta l’entusiasmo si rinnova come se fosse la prima volta ma con la consapevolezza di chi conosce quel Teatro e tutte le sue sfaccettature. Un teatro particolare ed unico nel suo genere sotto tutti gli aspetti performativi, logistici e organizzativi dove ogni anno sembra sempre un’impresa…invece poi come una magia tutto si anima e lo spettacolo prende forma.
Cosa rappresenta per te lavorare con Andrea Bocelli?
Per me è sempre un onore e un piacere. Negli anni si è creato un rapporto di stima professionale ma soprattutto di amicizia. I nostri incontri sono sempre molto semplici e confidenziali e dopo aver parlato dell’aspetto professionale immediatamente la nostra conversazione verte su vari argomenti dai più impegnativi ai più leggeri.
Il maestro che persona è?
Una persona sensibile, umile, molto attenta e naturalmente professionale. Di lui mi piace molto la sua curiosità e soprattutto la sua cultura. Ci puoi parlare di qualsiasi cosa, ha sempre qualcosa da dirti e da insegnarti.
Te sei un coreografo di fama internazionale e hai lavorato con i più grandi ballerini del mondo, com’è nata la tua passione?
La passione credo sia innata in ognuno di noi, per un caso mi sono trovato in una sala danza e subito ho capito ciò che avrei voluto fare nella vita. La passione della coreografia è nata strada facendo mentre ancora ballavo fino a dedicarmi totalmente ad essa.
C’è un ricordo in particolare che hai di un tuo lavoro nel mondo?
È sempre difficile rispondere a questa domanda, tutti i lavori hanno avuto qualcosa di particolare, oltre all’emozione di aver lavorato con grandi nomi della danza.
Per te è più importante il talento o il lavoro?
Beh’ il talento senza il lavoro non è proficuo, credo che il lavoro premi sempre. Certo ci sono dei lavori in cui è importante lavorare con danzatori talentuosi perché con loro è possibile costruire un linguaggio coreografico che coniuga la mia idea coreografica con la propositività fisica del danzatore. Tuttavia ci sono soprattutto ragazzi giovani, anche se non particolarmente talentuosi, con i quali attraverso un lavoro di ricerca e di studio si possono raggiungere ottimi risultati.
Sappiamo che il 31 luglio curerai le coreografie dello spettacolo Sedotta e Sclerata Ballet volto a sensibilizzare sulla sclerosi multipla, quanto è importante che l’arte sia al servizio di queste cause?
Ancora prima di pensare come avrei strutturato lo spettacolo ho accetto la proposta. Per me partecipare a queste cause e sensibilizzare il pubblico con l’arte è un bellissimo messaggio che va oltre le parole, a volte il linguaggio del corpo ha più voce della parola.
C’è un grande cantante o ballerino con cui sogni di lavorare?
Con il prossimo…
Ti piacerebbe un futuro progetto coreografico in televisione?
Ci ho pensato spesso, dopo tanti anni trascorsi in televisione sarebbe un piacere, ma oggi, se dovesse accadere, vorrei portare in tv le mie idee, la mia danza, la mia maturità coreografica.
BEATRICE MANOCCHIO