Possibili tensioni all’interno del M5S stanno destando non poche preoccupazioni nel Governo in vista della discussione alla Camera della Riforma Giustizia.
Dopo giorni di confronti serrati finalmente le forze politiche sarebbero giunte ad una tanto attesa conciliazione sulla Riforma Giustizia. Il testo arriverà alla Camera praticamente confezionato, il che significa zero colpi di scena. Ma è proprio così? L’Esecutivo sarebbe intimorito da una possibile reazione avversa del Movimento 5 Stelle che al momento parrebbe una polveriera pronta ad esplodere a causa di dissidi interni.
Riforma Giustizia, l’attenzione del Governo sul M5S: timore cambio di rotta
Dissidi interni al Movimento 5 Stelle potrebbero minare l’intero percorso conciliativo che ha portato al confezionamento condiviso della nuova riforma della Giustizia.
Sarebbe questo il timore del Governo, in vista dell’approdo del testo alla Camera, che adesso guarda con attenzione alle dinamiche del Movimento. Il Ministro Cartabia ha messo le mani avanti auspicando che tutti si comportino come da accordi. La paura che vengano sollevate da parte di tutti nuove censure ed obiezioni è altissima.
Leggi anche —> Riforma Giustizia, c’è l’accordo: i partiti raggiungono un’intesa
Le contropartite sono state numerose, e questo cedere da un lato per ottenere dall’altro potrebbe essere risultato indigesto ad alcuni. Secondo fonti interne, riporta Ansa, tuttavia sono da escludersi colpi di scena, ma per mera precauzione l’ex Premier Conte avrebbe convocato lo stato maggiore del Movimento. Una scelta che in realtà arriva all’esito di una richiesta già avanzata dal Gruppo che da tempo chiede un confronto sul lavoro svolto in commissione.
Leggi anche —> Riforma Giustizia, Mario Draghi vuole accelerare: la decisione del Premier
Conte avrebbe voluto rassicurare che nonostante le pressioni provenienti da alcuni ex pentastellati, il Movimento farà fronte comune, riporta l’Ansa, e voterà a favore della Riforma senza nulla obiettare.
Ma i nodi veri al pettine dell’Ex premier verranno tra il 5 ed il 6 agosto quando si voterà per il nuovo Statuto del Movimento. Da Catania già arrivano le prime proteste: voteranno No, perché ritengono inconcepibile che un solo uomo sia posto a capo del Movimento. Una scelta che colliderebbe con gli ideali alla base dei principi di fondazione.
Una mosca bianca nel vasto mare di sostegno ottenuto da Conte che però potrebbe lasciar presagire, però, un serpeggiante malumore. A riprova, le intenzioni di Matteo Brambilla ed altri che potrebbero seguirlo creando liste alternative al M5S.
La stima, secondo l’Ansa, di nuove proposte al Movimento oscillerebbe intorno alle 100 nuove liste aventi l’obbiettivo di creare un nuovo canale comunicativo con figure di spicco come Di Battista, Morra e Lezzi.