La Riforma della Giustizia ottiene il via libera della Camera con 396 voti favorevoli e a settembre approderà in Senato.
Non priva di tensioni la votazione avvenuta alla Camera sulla Riforma Giustizia. Una notte di fuoco che, però, al netto ha portato al risultato sperato: 396 voti favorevoli ed il conseguente accesso del testo in Senato.
Approvato, quindi, il Dl con grande soddisfazione del Ministro Cartabia, in questi giorni sulle spine per possibili colpi di scena. Un altro passo avanti, dunque, che però mostra uno spaccato che i più invitano a non sottovalutare.
Maggioranza ottenuta, vero. Ma come? Non senza dissidi e polemiche e finanche una sfiorata rissa. Questo quanto accaduto nella notte alla Camera durante la votazione della Riforma Giustizia.
Il centrodestra si è mostrato unito, lo stesso non può dirsi per Leu ed Italia Viva giunti ai ferri corti. Il Movimento 5 Stelle, invece, si è detto contrario a quella parte di riforma riguardante gli ecoreati. Ma alla fine, la riforma è stata approvata, riporta Tgcom24, con 396 favorevoli, 57 contrari e 3 astenuti.
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Il voto è arrivato all’esito dell’analisi di quasi 100 punti all’ordine del giorno, di cui la maggioranza di essi presentati da Fratelli d’Italia ed alcuni ex pentastellati.
A far scricchiolare la maggioranza, è stato dapprima il capitolo riguardante la responsabilità civile dei magistrati voluta a gran voce da Fdi. Poi gli ecoreati con i Cinquestelle che hanno chiesto parità di trattamento tra tale tipologia di reato e quelli connessi alle mafie al terrorismo ed al traffico di stupefacenti. Per questi ultimi, riferisce Tgcom24, è stato, infatti, disposto che non verranno applicati i termini brevi dell’istituto dell’improcedibilità. Purtroppo, però, nulla da fare: per una manciata di voti non passa.
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Non sono mancate, quindi, tensioni in aula. Tra accuse da parte di uno schieramento all’altro di aver voltato le spalle al Governo, e rimostranze sull’ostinazione di alcuni deputati nell’aver portato alla Camera questioni per nulla attinenti alla Riforma ed a quanto discusso in Consiglio dei Ministri.
Il testo passa all’esame del Senato dove sarà esaminato dopo la pausa estiva, a settembre, alla vigilia delle elezioni amministrative convocate per il 3 e 4 ottobre.
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