I talebani continuano la loro campagna di conquista dell’Afghanistan: nelle loro mani tre città in pochissimo tempo.
È guerra aperta in Afghanistan. I talebani, nel tentativo di ribaltare il governo di Kabul, hanno attivato una campagna di conquista che in pochi giorni li ha portati ad espugnare diverse città. Da ultime Kunduz, Sar-e-Pul, Taloqan. Punti strategici, di scambio. Centri di commercio e ricchi di materie prime.
La partenza delle forze Nato ha destabilizzato l’equilibrio già precario del Paese oggi più che mai sull’orlo del tracollo.
Afghanistan, i talebani conquistano altre tre città: la risposta dell’Occidente
Tre città, Kunduz, Sar-e-Pul e Taloqan, in poche ore sono finite nelle mani dei talebani. Un’ascesa al potere che vuole ribaltare il governo di Kabul ormai rimasto privo del supporto delle forze Nato.
Da venerdì ad oggi, l’avanzata del fronte è stata incessante. Peraltro i luoghi conquistati rivestono un ruolo politico commerciale non di poco conto. Kunduz, ad esempio, riporta Il Messaggero, è sostanzialmente il varco aperto con le provincie più cariche di materie prime. Non solo, sarebbe anche una delle principali arterie del Paese, inoltre collegata con Kabul. Per non parlare del fatto che sarebbe uno dei luoghi da cui parte il più grande traffico di sostanze stupefacenti con il Tajikistan.
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Questa conquista talebana, in aggiunta, è da leggere anche dal punto di vista ideologico. Kunduz sin dagli albori del conflitto, iniziato vent’anni fa, è da sempre stato un baluardo del fronte. Più volte riconquistato dalla Potenze straniere, per i talebani fu sempre un traguardo da raggiungere, un luogo da riprendere sotto la propria ala. L’averne ripreso il controllo, riporta Il Messaggero, non è quindi solo una vittoria politica, ma anche simbolica.
Dopo la ritirata delle truppe, gli Usa hanno optato per una nuova ingerenza inviando alcuni bombardieri. A riferirlo sempre Il Messaggero citando alcune fonti locali. Pare che il Pentagono offrirà supporto ai droni già operativi.
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Questo quadro così compromesso ha spinto sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna ad invitare i propri cittadini a far rientro in Patria. Gli States hanno fatto sapere che la propria ambasciata a causa degli assalti ha disponibilità molto limitate di accoglienza, il che renderebbe difficile gestire eventuali situazioni critiche.
Eppure per il presidente Biden, nonostante lo stato d’agitazione e la conclamata guerra, non sarebbero da attuarsi piani B. Le truppe andranno via dal Paese entro la fine di questo mese. In ogni caso, eventuali variazioni sono sempre in discussione: bisognerà attendere i prossimi sviluppi.