In Afghanistan l’appello dell’ambasciata Usa non genera fraintendimenti. I talebani forzano le porte di Kabul e di altre città. Pronti all’evacuazione.
Due settimane alla fine di un’epoca, l’egemonia e “protezione” americana è pronta a lasciare il paese. Nel mentre non si può più temporeggiare. Si stringe sempre più la morsa territoriale sulle principali città. Dopo la presa di Kandahar, Hetar, al saluto delle truppe italiane, ed infine quella di Lashkar Gah, i talebani sono alle porte di Kabul. In seguito alle prime avvisaglie di questi giorni, propagatesi in tutto il mondo, l’Afghanistan è ufficialmente in ginocchio. Le milizie islamiche accelerano le loro mosse. I vertici Usa non mancano di esprimere la loro preoccupazione. E’ allarme.
Oltre 250.000 gli sfollati. Nel frattempo, l’Italia, soprattutto in merito ai suoi connazionali ha preso la sua posizione. Luigi Di Maio si precipita ad esprimersi attraverso vie ufficiali sotto il parere dell’intelligence. Si spinge a dare priorità, in questo momento decisivo, alla manovra che mirerebbe a mettere al sicuro i connazionali il prima possibile.
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Afghanistan, talebani forzano oltre le porte di Kabul: “si preparino ad evacuare”
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La situazione si presenta come sull’orlo della catastrofe umanitaria. La decisione di lasciare su territorio afgano, e più precisamente a Kabul adesso, “la presenza minima di diplomatici” è chiara. Data l’intenzione delle milizie a prendere possesso dei luoghi di vertice e controllo da parte del volere del Pentagono. Quest’ultimo non bada perciò a ulteriori tentennamenti. Mentre lo sfollamento è in continuo avvenire, si dà la tempistica massima di sole 72 ore per concludere le operazioni di prelievo e salvataggio. Dopo di che la città di Kabul verrebbe isolata totalmente.
Si esprime in tal merito anche Jens Stoltenberg. Il segretario generale della NATO. Nel corso di uno degli ultimi incontri ufficiali tenutesi per la situazione d’emergenza. Si resterebbe al momento alla ricerca ancora di una “soluzione politica” della collisione. Difatti potrebbe non trattarsi di una mera utopia. In quanto è stata dichiarata l’intenzione di una “amnistia generale” volta a eludere la violenza dalla morsa della repressione.
Nonostante lo sguardo al passato di terribili esecuzioni in pubblico, l’abolizione dei diritti umani e del più repressivo sentimento di paura. I quali hanno spinto migliaia di civili a fuggire per il crescente timore di una ritorsione futura. Ora a dichiarare quanto su scritto è stato il portavoce talebano: “vogliamo la pace” con la promessa di mantenere in sicurezza gli esponenti esteri.