Serie A, volano stracci tra allenatore ed ex fantasista: parole al veleno

 

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A poche ore dall’inizio della nuova stagione della Serie A Tim, un club di origini lombarde deve guardarsi alle spalle dai disordini legati alle vicende da spogliatoio.

L’antefatto risale alla partita di Champions League dello scorso anno, disputata tra Atalanta e Midtjylland. La gara valevole per il passaggio agli ottavi del club bergamasco ha conosciuto quella sera. Un evento unico e inatteso all’interno del gruppo nerazzurro.

L’allora fantasista numero “10”, Alejandro Gomez, ceduto nella scorsa sessione di mercato in Spagna, al Siviglia si era rivolto in maniera brutale al proprio allenatore, Gianpiero Gasperini, per alcune questioni riguardanti il campo.

Allora si manifestò la cosiddetta “scintilla del diavolo” che con il tempo è sembrata essersi trasformata in un vero e proprio rogo indomabile.

Nonostante la cessione all’estero del fantasista argentino, reduce dal successo in Coppa America con la compagine nazionale dell’albiceleste, quella furiosa lite tra allenatore e giocatore è ancora a tutti gli effetti, un “fresco” nodo da risolvere.

Papu Gomez negli scorsi giorni aveva additato il coach di Grugliasco, apostrofandolo come la causa principale del suo addio alla “Dea”.

Tuttavia è di poche ore fa la risposta al veleno dell’allenatore, rimasto nel frattempo al timone dell’Atalanta.

Gianpiero Gasperini, in un’intervista rilasciata ai microfoni dei “Gazzetta” ha spiegato che “gli atteggiamenti” del fantasista argentino prima nei riguardi della famiglia Percassi (proprietaria del club), poi a lui stesso “erano fuori luogo, ovvero inaccettabili“.

Gianpiero Gasperini con la testa china
Gianpiero Gasperini con la testa china (Instagram)

E’ stato lui ad aggredirmi fisicamente!” si impunta il Gasp che sottolinea la mancanza di rispetto del suo ex campione, a discapito di tutti gli organi di competenza del club bergamasco. Coloro i quali avevano contribuito a far diventare il calciatore argentino, prima uomo e poi professionista, senza essere ripagati dallo stesso, con il giusto riconoscimento.

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