Qual’è la giusta soglia del pericolo quando si parla di squali? Si può davvero parlare di attacco agli uomini? Ecco tutta la verità sui loro istinti.
Potrebbe risultare un compito difficile ancora oggi quello di discostarsi definitivamente dal pauroso mito innescato dalla pluripremiata pellicola thriller, realizzata dal regista Steven Spielberg nel 1975, de “Lo Squalo“. Eppure, al giorno d’oggi, a seguito di numerose ricerche ed esperimenti, di esemplari di squalo a diretto contatto con l’uomo, la verità sui solo istinti andrebbe a sfatare una lunga serie di leggende metropolitane a tal proposito.
Che gli squali non siano dei docili animali per eccellenza non è di certo un particolare da dover approfondire, ma stando alle effettive prove racimolate negli ultimi anni da affermati ricercatori, pare che uno dei nodi più importanti della questione sia quello di riuscire ad identificare la specie di appartenenza dell’esemplare. In modo da collocare in primis, seppur in maniera generica, il suo grado di pericolosità.
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Squali, pericoli ed attacco agli uomini: la verità sul loro istinto
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Un dato, quest’ultimo, che deve essere proiettato sull’esistenza totale di ben 350 tipologie di esemplari differenti in tutto il globo. Molti di essi non rappresenterebbero però alcun effettivo rischio per l’incolumità umana. Difatti uno degli studi più recenti, ed eseguito su scala mondiale, pare abbia confermato come le probabilità di essere attaccati da uno squalo, e sopperire ad esso per sua propria volontà, sia soltanto una su quasi 4 milioni. Nonostante però la pubblicazione di tali informazioni lo scetticismo è ancor ben lungi da essere sollevato del tutto. Soprattutto di fronte ad agghiaccianti testimonianze di sopravvissuti ad un imprevisto attacco in mare.
E’ necessario chiarire come gli squali non abbiano alcuna soddisfazione, come poteva apparire naturale nella pellicola cult anni ’70, a invaghirsi di un umano tentando in ogni modo di strapparlo alla vita. Ma che, piuttosto, ogni qualvolta abbia avuto modo d’esistere un loro attacco verso una persona, pare possa esser stato causato soltanto in virtù del loro nutrimento. O di aver confuso l’uomo in questione con una sua preda abituale. Difatti, proprio su quest’argomento, è stato confermato come spesso molti surfisti vengano identificati dagli squali come foche o mammiferi di differente natura.
Ad ogni modo pare che la regola, in caso di incontro diretto con esso, sia quella di cercare il più possibile di mantenere un profilo basso, evitare assolutamente qualsiasi movimento brusco o di restare contrariamente immobili a filo d’acqua. Un altro consiglio utile potrebbe essere quello di tentare di mimetizzarsi con la flora circostante o di tornare a riva pur sempre pacatamente.