La storica band dei Nirvana viene messa sotto accusa per una delle sue copertine più famose. L’immagine sarebbe pornografica
Sono stati uno dei gruppi più famosi al mondo. Statunitensi, hanno portato al successo il genere grunge e dell’alternative rock caratterizzando, in assoluto, la musica dei primi anni Novanta. Parliamo dei Nirvana, attivi fino al 1994, anno della morte del frontman Kurt Cobain.
“Nevermind” dei Nirvana e la sua copertina è senza dubbio una delle più famose di sempre. Un’immagine iconica che tutti conoscono e che oggi è finita nel ciclone per via di una denuncia che pesa come un macigno sul gruppo musicale.
A distanza di tanti anni, il protagonista della foto, Spencer Elden, ha fatto causa alla band statunitense. Vediamo perché.
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Nirvana, la denuncia e la richiesta di risarcimento
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La copertina di “Nevermind” che vede il bambino nuotare in piscina sarebbe pornografica. E’ questa l’accusa che viene mossa oggi dal protagonista che sostiene che il nudo costituisce un atto di pornografia utilizzando, appunto, l’immagine di un bambino. La denuncia è stata presentata martedì scorso da Robert Y. Lewis, il legale di Spencer Elden, che sostiene che l’immagine valica i confini del lecito e finisce in quelli che si definiscono “child porn”.
Ma questo non è tutto. Il bimbo, avendo delle banconote in mano, si trasforma in un “sex worker” secondo il protagonista della foto. Ecco che così, in pochi minuti, viene massacrata una delle immagini più iconiche della musica e della storia del rock. Il protagonista, oggi trent’enne, ha richiesto alla band un risarcimento di 150 mila dollari perché non vuole che la sua immagine venga usata anche se all’epoca i suoi genitori ricevettero, come cita Tgcom24, 200 dollari, per la fotografia del piccolo.
Spencer, ora che è grande, la critica prendendo di mira il capitale. Un messaggio sbagliato, secondo lui, quello che l’immagine evoca in quanto il bambino insegue una banconota e dunque il profitto.
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Ora cosa succederà? E’ tutto da vedere. Fino ad ora, c’è da dire, che la giurisprudenza americana non ha mai definito pornografica un’immagine di un bambino senza elementi sessuali espliciti e non è questo il caso. Per il momento, però, la partita rimane ancora aperta.