Uno scenario destabilizzante quello scoperto dalle forze dell’ordine nelle cucine di un celebre ristorante sushi nella penisola.
Un controllo senza avvisaglie, eseguito nelle scorse ore da parte delle forze dell’ordine in un rinomato ristorante sushi nel capoluogo piemontese, ha rivelato una rivoltante sorpresa per i suoi più fedeli clienti. I carabinieri hanno perlustrato il locale situato nel comune di Rosta, in provincia della città Torino, da cima a fondo, riscontrando a tal proposito un’infinita serie di anomalie sia nella qualità dei prodotti contenuti all’interno del magazzino, che nella loro conservazione.
L’Asl torinese e gli addetti al Nas dello stesso capoluogo, dopo aver fatto irruzione nel ristorante in seguito ad una segnalazione, hanno riscontrato uno scenario inverosimile anche nelle cucine dell’attività, riportando inevitabilmente dalle tragiche conseguenze per i suoi gestori.
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Un resoconto agghiacciante su tutti i fronti. Condizioni igieniche inesistenti. Alta proliferazioni di batteri, alimenti adagiati sul pavimento, e spesso fuori dalle celle frigorifere che dovrebbero piuttosto garantire la qualità dei prodotti. A fare carico di ogni responsabilità, secondo le forze dell’ordine incaricate di intervenire in tal occasione, sarebbe stata la proprietaria del locale. Segnalata come una donna di origini cinesi sui quarant’anni d’età.
Un sushi ritenuto illegale, quindi, da tutti i punti di vista. Il quale sarebbe costato parecchio, almeno fino a questo momento, ad ognuno dei clienti del noto ristorante. Stando alle descrizioni riportate dai militari che hanno eseguito il sequestro di sushi e carne, sarebbero stati un totale di 1450 chili di cibo categorizzato dagli esperti come altamente non commestibile. Molti di questi non sarebbero difatti stati abbattuti prima di essere serviti ai tavoli come pietanze. Infine, ad aggravare notevolmente la situazione, pare sia stata la condizione generale del luogo. Una laidezza senza confini. Ritenuta come altamente al di fuori delle norme sanitarie. Necessarie per mantenere aperta le gestione affidata alla sua dirigente.
Specie in epoca come questa, di pandemia mondiale. La maggior parte dei prodotti posti a sequestro sarebbe stato inoltre sprovvisto di qualsiasi descrizione sulla sua provenienza o composizione.